La luce di Johannes Vermeer attraversa i secoli e si accende sulle tele di Fernando Mangone, pittore campano che ha scelto di ispirarsi al grande maestro olandese per una battaglia profondamente attuale: quella contro la violenza sulle donne. Le sue nuove opere non sono semplici tributi artistici ma manifesti di impegno civile. Un linguaggio pittorico che diventa denuncia, riflessione, invito a non restare indifferenti.
«Ho scelto di ispirarmi a Vermeer per raccontare la forza e la dignità delle donne, ma anche la loro vulnerabilità davanti alla violenza», spiega Mangone. «La luce che entra nei miei quadri è simbolo di protezione, di attenzione, di una società che non può più voltarsi dall’altra parte di fronte ai femminicidi».
La Campania, e in particolare la provincia di Salerno, è stata negli ultimi mesi scenario di episodi drammatici: femminicidi, aggressioni, storie di sopraffazione che hanno scosso comunità intere e riportato con urgenza al centro del dibattito la necessità di un cambiamento culturale profondo. È proprio in questo contesto che Mangone ha deciso di trasformare la sua arte in strumento di sensibilizzazione.
Il progetto, promosso anche dalla Fondazione Arte Mangone, comprende una serie di opere ciascuna con un’identità distinta. Alcuni quadri raccontano la forza e il coraggio femminile, altri mettono in luce la fragilità e le ferite lasciate dalla violenza. In tutti, la luce vermeeriana diventa metafora di speranza: illumina i volti, accarezza le scene domestiche, apre uno spazio simbolico in cui lo spettatore è chiamato a fermarsi, osservare e riflettere.
«Ogni volto, ogni sguardo che dipingo è un invito a comprendere che la violenza non è mai normale, non è mai privata: è un problema sociale che riguarda tutti», sottolinea l’artista. «Voglio che chi osserva le mie opere senta la responsabilità di schierarsi dalla parte delle donne, di educare i più giovani e di promuovere una cultura del rispetto e della protezione».
L’iniziativa non si limita all’esposizione delle tele: si pone come una piattaforma artistica e culturale permanente, con incontri, dibattiti e laboratori destinati a scuole, associazioni e comunità locali. «La violenza sulle donne non è mai un problema privato, ma una ferita che attraversa le comunità – ricorda Anna Coralluzzo, presidente della Fondazione –. Con le opere di Mangone vogliamo portare il dibattito nelle case, nelle scuole, negli spazi pubblici, affinché l’arte diventi strumento di educazione, prevenzione e sostegno. In provincia di Salerno e in tutta la Campania, i recenti casi di femminicidio ci ricordano quanto sia urgente non rimanere in silenzio».
Il percorso che Mangone propone è chiaro: utilizzare la bellezza per risvegliare le coscienze, trasformare l’emozione estetica in un atto di responsabilità collettiva. «Voglio che queste opere diventino simboli attivi: non solo da guardare, ma da far parlare», afferma il pittore. «Ogni quadro racconta una storia, richiama la realtà della violenza sulle donne in Campania e invita a non abbassare lo sguardo. Attraverso l’arte possiamo sensibilizzare, educare e accompagnare la società verso un cambiamento concreto».
In un tempo in cui le cronache registrano ancora troppe vittime, l’arte di Mangone diventa una forma di resistenza: un faro di luce, come quella di Vermeer, che attraversa la storia per illuminare un presente che ha urgente bisogno di consapevolezza e di azione.
Anna Bembo