di Mario e Alessandro Ciarimboli
Nello scheletro dell’uomo vi sono 206 ossa, connesse tra di loro grazie alle articolazioni che vengono classificate in articolazioni fisse, mobili e semimobili. Le articolazioni mobili, come quella della spalla, sono tenute insieme dai legamenti, dalla capsula articolare, dai tendini e dai muscoli. In seguito ad un evento traumatico, il sistema che tiene uniti tra loro i capi articolari cede: questo slittamento prende il nome di lussazione. Il termine “lussazione” viene dal latino “luxus”, cioè, slogato o andato fuori posto. Infatti, La lussazione della spalla si verifica quando la testa dell’omero, l’osso del braccio, esce dalla sua posizione normale all’interno della cavità glenoidea. Può essere completa se l’omero esce completamente dalla cavità; se la testa dell’omero scivola fuori parzialmente, viene definita sublussazione. La lussazione è anteriore, con l’omero che si sposta in avanti, o posteriore, se si sposta indietro. La condizione più frequente è la anteriore ed è prevalente in atleti di sport in cui vi è contatto (basket, calcio, rugby, lotta ecc.) ma anche in attività in cui si possono verificare cadute rovinose (ad esempio ciclo o moto cross). È un tipo di trauma che colpisce in prevalenza fasce di età al di sotto dei 35 anni e molto meno frequentemente fasce di età superiori. In caso di età più avanzata possono facilmente associarsi complicazioni come fratture o rottura di tendini della cuffia dei rotatori. La sintomatologia della lussazione si manifesta con dolore e con difficoltà o impossibilità di muovere il braccio. Può essere presente ridotta sensibilità nell’arto. In qualche caso, nel tempo, la lussazione tende a ripetersi. Si parla in questo caso di lussazione recidivante causata da una ampia lesione della articolazione (capsula, legamenti e cercine glenoideo) e favorita da ridotto tono e trofismo dei muscoli della spalla (deltoide in particolare). Nel momento in cui si verifica la lussazione è necessario ridurla “manu medica”, possibilmente dopo radiografia per averne conferma e per escludere fratture. Le manovre di riduzione vanno effettuate da un Medico esperto giacché l’imperizia è spesso causa di lesioni secondarie come la lesione del nervo circonflesso o ascellare. Dopo la riduzione sono valutate le eventuali instabilità (cosiddetta lassità) della articolazione e la direzione delle instabilità. Queste “lassità” possono determinare le recidive. Risonanza Magnetica e TAC offrono conforto alla valutazione clinica per definire il percorso terapeutico successivo al trauma. È da considerare il rilievo statistico che metà dei Pazienti lussati di età compresa tra i 15 e i 30 anni va incontro ad una seconda lussazione. È necessaria, pertanto, una presa in carico da parte di un Team riabilitativo (fisiatra, fisioterapista) che valuta il bilancio articolare e muscolare della spalla programmando gli esercizi di potenziamento per il deltoide e per le catene muscolari dell’arto superiore. Si prescrive immobilizzazione (taping o tutore) per 3 settimane, seguita da fisioterapia per il recupero completo del range articolare e per il rinforzo muscolare. Se la lussazione si ripete più volte, il rischio di danno cartilagineo e dei legamenti può determinare, nel tempo, artrosi della spalla con conseguente deficit funzionale dell’arto superiore. In questo caso va programmato un intervento chirurgico che può essere endoscopico per riparare la capsula e il cercine glenoideo o “a cielo aperto” (stabilizzazione di Latariet) se vi sono deficit legamentosi o ossei. I tempi di recupero dopo una lussazione sono lunghi. Come già detto, dopo tre settimane di immobilizzazione si passa ad un progressivo recupero dei movimenti della spalla ma un pieno recupero, anche ai fini di ripresa di attività agonistica, richiede due mesi di tempo. Se vi è stata la necessità di un intervento chirurgico i tempi di pieno recupero sono di circa sei mesi per le attività sportive.