“Martina aveva solo 14 anni”: inizia così la lettera aperta scritta dalla consigliera comunale M5S di Montoro Anna Ansalone, un’amara riflessione sul tragico episodio di cronaca nera che si è consumato pochi giorni fa. “Sarà la similitudine delle iniziali del suo nome, l’età, il suo sguardo o il pensiero assillante che possa succedere di nuovo.
Quattordici anni. Un’età in cui si dovrebbe sognare, ridere, sbagliare, amare con l’ingenuità dell’adolescenza, non morire. E invece, la sua vita è stata spezzata da chi diceva di amarla. Uccisa da un fidanzato poco più grande. Uccisa in nome di un amore malato, possessivo, violento”.
LA VIOLENZA TRA MINORI ESISTE
“La sua morte ci lascia senza fiato. Come madre, ho pianto. Come assistente sociale, ho sentito il peso di un fallimento collettivo. Come consigliere comunale, so che non possiamo più ignorare i segnali dell’incapacità a gestire il rumore delle emozioni. Non possiamo più limitarci a parole di circostanza, indignazione e silenzi, ma buttare giù iniziative di comunità civilizzante al bene comune della Vita. La violenza tra minori esiste. E cresce. La mancanza di educazione sentimentale, l’assenza di modelli familiari sani, la solitudine digitale e l’illusione di possesso stanno creando relazioni malate già a 13, 14, 15 anni. E la comunità, la scuola, i servizi, la politica… non sempre arrivano in tempo”.
MARTINA CI COSTRINGE A GUARDARCI DENTRO
“Martina ci costringe a guardarci dentro. Ci chiede: dove eravate? Dove eravamo quando quel ragazzo ha confuso l’amore con il controllo? Dove siamo quando i ragazzi non sanno più cosa sia una relazione sana, i genitori, la scuola, la società? Non possiamo più aspettare il prossimo femminicidio da dati Istat preoccupanti. Non possiamo più permettere che la morte di una figlia, di una studentessa, di un’amica, diventi routine. E’ tempo di prevenzione vera, quotidiana, precoce”.
MARTINA DIVENTI UN PUNTO DI SVOLTA, NON SOLO UNA TRAGEDIA
“Come madre, come professionista del sociale, come rappresentante delle istituzioni, mi sento chiamata a rispondere con atti concreti: educazione all’affettività nelle scuole, già dalle medie; sportelli di ascolto gratuiti per adolescenti e famiglie; formazione per docenti, genitori e operatori; collaborazione stretta tra servizi sociali, Asl, scuole, forze dell’ordine; iniziative simboliche e culturali che mantengano viva la memoria e trasformino il dolore in azione. Martina non deve diventare solo un nome da ricordare. Martina deve diventare un impegno quotidiano per tutti noi. Perché quando un figlio muore per amore, muore anche una parte di comunità. E se non cambiamo, se non educhiamo, morirà ancora qualcun altro. Facciamo in modo che la storia di Martina diventi un punto di svolta, non solo un’altra tragedia. Per lei, per tutte le ragazze e i ragazzi che meritano di crescere e vivere legami sani ed autentici”.