Un racconto intriso di violenza e minacce quello emerso, oggi in aula, dalla testimonianza di due agenti penitenziari su quanto accaduto, la sera del 22 ottobre 2024, quando un gruppo di detenuti reclusi nel carcere di Bellizzi Irpino li prese prima in ostaggio e poi massacrò di botte il detenuto Paolo Piccolo. Sono stati loro, parte offesa nel processo, a indicare i nomi che eseguirono il raid ai danni del detenuto recluso nella camera 8 del reparto di media sicurezza del carcere di Bellizzi Irpino. I primi due testimoni sono stati ascoltati davanti al Collegio presieduto dal giudice Sonia Matarazzo.In aula era presente il pm Luigi Iglio, che ha coordinato le indagini di Squadra Mobile e Nir della Polizia Penitenziaria.
A processo ci sono Crisci Sabato Francesco (20 anni, Baiano), Osemwegie Nelly (37 anni, Nigeria), Tarallo Valentino (32 anni, Napoli), Milo Pasqualino (43 anni, Salerno), Luigi Gallo (classe 1986, Napoli), Luciano Benedetto (43 anni, Napoli) e Flammia Giovanni (28 anni).Gli imputati sono difesi dagli avvocati Antonio Falconieri, Lucio Coppola, Fabio Gentile, Francesco Liguori, Antonio Izzo, Domenico Dello Iacono, Dario Carmine Procentese, Vincenzo Rispoli, Antonella Senatore, Angelo Peccerella, Gerardo Santamaria, Eduardo Izzo. La parte civile, i due agenti penitenziari, rappresentati dagli avvocati Elvira De Leo e Carotenuto.
Secondo la ricostruzione fornita in aula, poco dopo le 22:15 quattro detenuti rientravano dall’infermeria. Due di loro – Tarallo e Paudice – entrarono nel box del personale al piano terra e intimarono agli agenti: «Dateci le chiavi del primo piano destro, altrimenti non tornate a casa». In breve tempo altri compagni si unirono, fino a costituire un gruppo di otto o nove uomini.
Il più giovane dei due agenti ha spiegato di aver prolungato il turno fino a mezzanotte per mancanza di personale. Ha raccontato come, al rientro dall’infermeria, Tarallo e Paudice avessero fatto irruzione nel box e minacciato entrambi con spinte e schiaffi. Al gruppo, ha detto, si aggiunsero altri detenuti, fra cui Nelly Osemwegie, indicato come uno dei più violenti.
Non fu possibile dare l’allarme: «Siamo rimasti bloccati, non avevamo alcun margine di manovra», ha riferito Emilio. Gli aggressori erano armati di mazze rudimentali, probabilmente ricavate dai tavoli delle celle.
Più drammatico il racconto del secondo agente, Davide, costretto ad assistere al pestaggio di Piccolo, colpito da un gruppo di sette-otto uomini: «Lo picchiavano alla testa e alle gambe, cercava di parare i colpi ma non riusciva. Il pestaggio è durato diversi minuti». Poi venne trascinato lungo le scale fino al piano terra, dove le percosse continuarono. Solo in un momento, ha ricordato Davide, un detenuto cercò di fermare gli altri.
Poi l’agente ha ricostruito per nome chi prese parte alle diverse fasi: Tarallo, Crisci e Paudice al box del piano terra; Osemwegie e Capone presenti anche al pestaggio; Gallo visto durante la discesa al piano terra; Flammia individuato nei pressi delle scale. L’avvocato Gerardo Santamaria, difensore di Flammia, ha fatto notare incongruenze nel riconoscimento del suo assistito, dapprima non identificato dall’agente e segnalato grazie alle immagini video. La Corte ha disposto che i filmati vengano visionati in aula. La prossima udienza fissata il 7 novembre.