“La situazione è terribile – prosegue con palazzi sventrati con i missili ancora conficcati tra i piani. Qui nessuno si aspettava un attacco da parte di Israele, anzi c’era la sensazione concreta che si arrivasse a un accordo con gli Stati Uniti, accordo che la popolazione “vuole da tempo. Alcuni parlavano addirittura della riapertura dell’ambasciata americana, chiusa dopo l’assalto del 4 novembre del 1979 durante la rivoluzione islamica. Ora invece tutti i segnali sembrano indicare l’avvicinarsi della resa dei conti finale tra l’Iran da una parte e gli Stati Uniti e Israele dall’altra”. E spiega come “Se ci sarà un cambio in Iran, non è detto che sarà nella direzione auspicata dall’Occidente e che i media stanno veicolando”, sostiene Mauriello, evidenziando che “in questo momento chi sta reggendo il Paese sono i Guardiani della Rivoluzione e l’esercito. Sono loro che prenderanno il potere”.
Mauriello, docente avellinese a Teheran ha lasciato l’Iran, in fuga a Baku in Azerbaijan grazie al sostegno dell’Ambasciata
Confessa di aver lasciato l’Iran a malincuore Raffaele Mauriello, docente avellinese da venti anni all’Università di Teheran. Grazie al sostegno dell’Ambasciata Italiana è arrivato ieri alle 4 del mattino a Baku in Azerbaijan, da cui è partito per l’Italia. Non nasconde la propria preoccupazione per gli studenti e gli amici rimasti a Teheran. “Il mio pensiero è per loro. Ma in Italia – chiarisce – ci sono mia moglie e mia figlia, restare qui era un pericolo troppo grande”. Una fuga vissuta insieme ad altri 28 connazionali, tra loro anche altri irpini e campani, come ha raccontato all’Adn Kronos. La giornata era cominciata molto presto, davanti alla residenza dell’ambasciatrice Paola Amadei. “Ci stava parlando, quando una bomba è caduta poco lontano da noi. Il viaggio non è stato semplice. Siamo arrivati di notte. C’era buio assoluto. Abbiamo attraversato a piedi il confine passando da un ponte, ispezionati uno per uno dalle guardie. Una situazione che mi ha ricordato il film ‘Il Ponte delle Spie’. C’è stato anche un piccolo incidente che ha causato momenti di panico. Ci hanno fermato uomini armati poco lontano dal confine. Siamo arrivati alle 4 del mattino a Baku accolti dall’ambasciatore Luca Di Gianfrancesco”