Da ieri fanno parte, al 25 per cento, della Menarini di Flumeri, ex Industria Italiana Autobus. È ufficiale l’ingresso del gruppo cinese, già proprietario della Volvo, in Svezia. Presentato dall’ad Vittorio Civitillo, Seri Industrial, il piano industriale ai sindacati Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Uglm.
“Moderato ottimismo”. E’ l’apertura di credito condizionata”. Così, intanto, hanno accolto il piano industriale. 468 autobus usciranno l’anno prossimo dalla fabbrica flumerese. Grazie alle commesse da esaurire, ordinate dal governo greco e dalla Acamir, cioè dalla Regione Campania.
Ma visto che, da anni, in altre occasioni gli annunci non sono mancati le organizzazioni sindacali ci vanno”caute”. Seppure, in qualche caso, non faticano ad ammettere che”qualcosa si sta muovendo”.
Anche se per dare un giudizio definitivo, bisogna”vedere i fatti concreti”. La nuova Menarini dovrà riprendere il discorso iniziale: quello, cioè, della metà degli anni settanta del secolo scorso, quando la Fiat in valle Ufita, costituiva l’unico motivo di speranza per il futuro.
Nell’ultimo periodo, il forte rallentamento è stato dovuto alle incapacità delle precedenti gestioni. Per questo il compito dei “Civitillo brothers” è messo sotto la lente d’ingrandimento.
I sindacati non chiedono “voli pindarici, o miracoli”. Soltanto, continuano,”rimboccarsi le maniche”perché la Menarini possa diventare, quanto meno, una fabbrica normale. Per ribadire che, in questa provincia, la ex Industria Italiana Autobus è l’unica in Italia in cui si lavorano gli autobus per il trasporto pubblico locale.
Perché a Flumeri sarà trasferita tutta l’attività produttiva. Mentre nello stabilimento di Bologna, con i cinesi della Geely attraverso l’inserimento di tecnici e dirigenti sarà affidata la capacità di ricerca, sviluppo di nuovi modelli ed il settore della commercializzazione.
Delle settanta tute blu della Menarini di Bologna che, la scorsa estate, la Seri Industrial aveva chiesto al Mimit di trasferire in valle Ufita, sarebbero una ventina quelli che scenderanno allo stabilimento di valle Ufita. Già prima si era opposta, all’iniziale eventualità, la Regione Emilia Romagna.
Adesso potrebbero essere in trenta a rimanere in Emilia, impiegati in servizi vari, e i restanti venti “accompagnati”verso dimissioni incentivanti. Questa potrebbe essere una ipotesi. Le valutazioni decisive, sempre con un importante contributo della Regione Emilia Romagna, saranno prese entro la fine di quest’anno.