La riscoperta dei grandi protagonisti del panorama culturale del territorio come occasione di valorizzazione e rilancio delle aree interne. E’ una delle sfide da cui nasce la Giornata di studio Internazionale dedicata a Pacello da Mercogliano, giardiniere dei Re di Francia Carlo VIII e Luigi XII, tenutasi questa mattina al Palazzo Abbaziale del Loreto, alla presenza di studiosi di fama internazionale. Una Giornata di studio che getta un ponte tra Mercogliano e Amboise nel segno del giardino rinascimentale. A prendere parte al dibattito Brice Ravier, sindaco di Amboise, Marella Santangelo, DIARC Federico II, Carmela Reale, Istituto Nazionale studi sul Rinascimento Napoletano. Maria Gabriella Pezone. PRIN NEA_VIA. Ilaria Di Gaeta Presidente del Consiglio Comunale di Mercogliano, delegata alla Cultura, Turismo e Gentilezza, Leonardo Di Mauro Università degli studi di Napoli Federico II, Francesco Zecchino Università degli studi Suor Orsola Benincasa Napoli, Anna Giannetti Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli, Carlos Josè Hernando Sanchez Università di Valladolid, Fabio Mangone Università degli studi di Napoli Federico II, Dom Carmine Allegretti Direttore Biblioteca Statale di Montevergine, Cettina Lenza Università della Campania Luigi Vanvitelli Alfredo Buccaro Università degli studi di Napoli Federico II, Massimo Visone Università degli studi di Napoli Federico II, Rosalia D’Apice, Giuliana Boenzi, Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio di Napoli, Laurent Paya Università di Tours, Marc Lelandais Chateau Gaillard, Flaminia Bardati Università degli studi di Roma La Sapienza. A fare gli onori di casa il sindaco Vittorio D’Alessio e l’abate Riccardo Guariglia.
Un’iniziativa ideata dall’Associazione Pacello da Mercogliano APS e organizzata insieme al Comune di Mercogliano, con il patrocinio del Dipartimento di Architettura dell’Università Federico II di Napoli, dell’Ordine degli Architetti di Avellino, dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Napoli, dell’Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento Meridionale, dell’Abbazia di Montevergine, dell’Istituto Tecnico Agrario De Santis di Avellino, delle Acli di Avellino e della Pro Loco di Mercogliano. E’ Massimo Visone, docente di storia dell’architettura all’Università di Napoli Federico II a sottolineare come “Oggi possiamo contare su un patrimonio molto più ricco e costituito da materiali e memorie che meritano di essere conosciute da un pubblico più ampio. Pacello non è solo “giardiniere” in senso tecnico, ma protagonista di trasformazioni culturali e spaziali: progettazione di spazi verdi, sistemi idraulici, rapporto tra architettura e paesaggio I.l modello che parte da Napoli appare “trasposizione” dello stesso paradigma: geometria, sistema d’acqua, vegetazione, scenografia.”. “L’associazione Pacello da Mercogliano – spiega Nicola Argenziano – nasce dalla volontà di riappropriarsi di una figura di primo piano del panorama dell’architettura rinascimentale, ancora poco conosciuta dalla comunità irpina. Con un sogno, ricostruire a Mercogliano i giardini rinascimentali di Pacello, rielaborati in chiave contemporanea”. E’ Ilaria Di Gaeta, presidente del Consiglio Comunale a chiarire come l’incontro si inserisce in un progetto più ampio con “L’obiettivo di colmare un vuoto nella memoria legata a Pacello di Mercogliano, dimenticato dalla terra irpina”. Il sindaco Vittorio D’Alessio pone l’accento sulla volontà di ripartire “dai giardini rinascimentali di Pacello per riqualificare ville comunali e giardini”.
Non nasconde l’amarezza per le scelte sbagliate compiute in passato l’architetto Paolo Mascilli Migliorini “Pacello apre la strada al rinascimento europeo ma è triste constatare come la Casa in cui nacque sia stata demolita. Oggi l’obiettivo- sottolinea Migliorini – è quello di far conoscere questo poliedrico artista alle nuove generazioni e farne al tempo stesso il punto di partenza di un turismo culturale, sulle tracce dei suoi giardini rinascimentali. Ieri, intanto, a raccontare la storia del giardiniere di corte è stato il bellissimo documentario “Sulle tracce di Pacello da Mercogliano. Racconto di un diario di viaggio”, un racconto per immagini che dal borgo di Capocastello ripercorre le orme del genio mercoglianese che rivoluzionò i giardini rinascimentali d’Europa.
Catello o Pacello Mazzarotta nasce a Mercogliano nel 1453 o nel 1455. A lui sono attribuiti i giardini di Castel Capuano e della Duchesca, presto scomparsi, e soprattutto della delizia di Poggio Reale, costruita dal 1487 da Alfonso duca di Calabria fuori Porta Capuana, dove lavora con artisti provenienti dalle principali corti del primo Rinascimento italiano, come Giuliano da Maiano, Francesco di Giorgio Martini, Pietro e Ippolito del Donzello, Antonio Marchesi da Settignano e fra’ Giocondo. Insieme a quest’ultimo andrà nel 1495 in Francia al seguito di Carlo VIII, giunto a Napoli per rivendicare i suoi diritti sul Regno. Nel 1497 è attestata la presenza ad Amboise con la qualifica di giardiniere e detto “dom Passello”. Il nostro canonico da Mercogliano arriva in Francia insieme ad altre maestranze italiane per ammodernare il linguaggio delle arti. Con fra’ Giocondo lavora ai giardini dei castelli reali di Carlo VIII prima e di Luigi XII poi, in particolare a Blois (dal 1498 ), Gaillon ( 1501-1510) e Amboise, presso cui risiederà Leonardo da Vinci dal 1516, fortemente voluto da Francesco I. Muore verso il 1534, lasciando una forte impronta italiana nella storia dei giardini d’Oltralpe, tanto che le sue opere sono considerate un modello di riferimento per la rinascita del giardino rinascimentale francese. Per le sue benemerenze Francesco I gli donò il
castello di Gaillard, in cambio dell’invio ogni anno di un bouquet di fiori d’ arancio. La presenza e la coltivazione degli agrumi, in particolare cedri, aranci e limoni, ma anche alberi da frutto, coltivati prevalentemente in vaso, fu una caratteristica innovazione dei giardini di Dom Pacello, che, ad esempio a Blois, li dispose in sistemazioni scenografiche del terreno “a terrazze”, anche esse una novità, con partizioni geometriche del terreno con siepi bosso o di rosmarino sagomate e disegni araldici ottenuti con fiori, come ad esempio a Gaillon. Ancora va ricordata la presenza costante di padiglioni, prevalentemente in legno, di statue e elementi d’ antico e dell’acqua, in fontane o anche, come a Poggio Reale in forma di peschiera, consentita da una notevole perizia idraulica.
Nel 1503 divenne canonico della cattedrale du Saint-Sauveur a Blois




