di Alessandro Ebreo
Risale a un anno fa la firma di un accordo di collaborazione fra Italia e Albania, nelle persone del presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il primo ministro albanese Edi Rama, per la gestione dei migranti soccorsi nel Mediterraneo. Il governo ha fatto costruire degli appositi “centri di permanenza temporanea” in Albania con il sottinteso intento di disincentivare gli dei migranti verso l’Unione europea: la destinazione albanese rappresenterebbe, secondo il governo, un deterrente anche nei confronti dei trafficanti che non possono più assicurare destinazioni certe ai migranti.
Pochi giorni fa erano stati trasferiti i primi 12 migranti dall’Italia all’Albania, provenienti da Egitto e Bangladesh e soccorsi nella notte del 13 ottobre nelle acque internazionali italiane, prima condotti al porto di Shengjin e infine al centro di detenzione di Gjader; ma oggi i giudici della sezione immigrazione del tribunale di Roma si sono espressi in maniera fortemente contraria e dunque i dodici migranti portati in Albania dovranno tornare in Italia, nonostante le richieste di asilo siano già state respinte.
S’infuoca lo scontro politico tra governo e opposizioni, le quali, secondo la maggioranza sarebbero “coadiuvate” dalla Magistratura, che però, nella sua decisione, pare essersi rifatta al diritto europeo, in particolare alla sentenza della Corte di giustizia europea emessa il 4 ottobre, prima dell’apertura dei centri in Albania sotto la giurisdizione italiana aprissero.
La presidente della sezione del tribunale romano Luciana Sangiovanni spiega chiaramente il contenuto della sentenza in una nota stampa: “I trattenimenti non sono stati convalidati in applicazione dei principi, vincolanti per i giudici nazionali e per la stessa amministrazione, enunciati dalla recente pronuncia della Corte europea a seguito del rinvio pregiudiziale proposto dal giudice della Repubblica ceca. Il diniego della convalida dei trattenimenti nelle strutture ed aree albanesi equiparate alle zone di frontiera o di transito italiane è dovuto all’impossibilità di riconoscere come “paesi sicuri” gli Stati di provenienza delle persone trattenute, con la conseguenza dell’inapplicabilità della procedura di frontiera e, come previsto dal protocollo, del trasferimento al di fuori del territorio albanese delle persone migranti, che hanno quindi diritto ad essere condotte in Italia”.
I migranti dovranno essere riportati in Italia a bordo della nave Libra della Marina Militare e avranno poi 14 giorni di tempo da oggi per presentare ricorso contro la bocciatura della loro richiesta di asilo, nonostante nel frattempo le Commissioni territoriali riunite ieri abbiano rigettato tutte le richieste di protezione internazionale, autorizzando di conseguenza il trasferimento dei richiedenti in Albania.
Tirando un bilancio: l’operazione di trasferimento è costata circa 20mila euro a migrante in un’operazione che in totale pesa sullo Stato italiano per quasi un miliardo. Degli 85 salvati in mare il 13 ottobre barconi solo in 12 alla fine sono stati trasferiti. E dopo questa decisione, i centri albanesi da mille posti operativi dal 13 ottobre potrebbero restare da domani già vuoti.
Tuonano le opposizioni: “Un gioco dell’oca” per Conte, e in generale i parlamentari del M5S affermano che “Giorgia Meloni deve chiedere scusa agli italiani, a partire da quelli che l’hanno votata, per averli raggirati con una truffa. Una truffa organizzata così male da essere sventata dopo sole 48 ore dalla sua attuazione con l’ordine dei magistrati di liberare e rispedire in Italia i primi dodici migranti trasferiti in Albania, spendendo quasi 300 mila euro solo di gasolio”, “una costosissima presa in giro” per Calenda; per Elly Schlein, addirittura “si potrebbe profilare un danno erariale”, dice, per lo spreco di denaro destinabile invece, secondo la segretaria, alla sanità.
Risponde Giorgia Meloni: «È molto difficile lavorare e cercare di dare risposte a questa nazione quando si ha anche l’opposizione di parte delle istituzioni che dovrebbero aiutare a dare risposte», definendo «pregiudiziale» la decisione dei magistrati”; discutibile è sicuramente il principio sostenuto dalla Meloni secondo il quale spetterebbe alla Magistratura il compito di “aiutare” il Governo a dare risposte (evidentemente adeguandosi alla decisioni dell’esecutivo), piuttosto che applicare il diritto seguendone le gerarchie, secondo le quali “l’ordinamento sovranazionale che considera l’Egitto e il Bangladesh tra i Paesi non sicuri prevale”, come ha subito sostenuto il presidente di ANM Santalucia.
Ma la levata di scudi viene da tutto il centrodestra. La Lega: “l’ordinanza che non convalida il trattenimento degli immigrati in Albania è particolarmente inaccettabile e grave. I giudici pro-immigrati si candidino alle elezioni, ma sappiano che non ci faremo intimidire».
FDI: «Assurdo! Il tribunale non convalida il trattenimento dei migranti in Albania. In aiuto della sinistra parlamentare arriva quella giudiziaria.
Siamo alle solite: maggioranza e opposizione si scontrano su tematiche scottanti, e a farne le spese è la credibilità della Magistratura, chiamata a esprimersi sui detti temi e accusata, in un modo che non lascia tranquilli, di attuare un vero e proprio programma di opposizione al Governo.
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, annuncia: “Faremo ricorso fino in Cassazione”. E la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aggiunge: “Ho già convocato un Consiglio dei ministri per lunedì per approvare delle norme che servono a superare questo ostacolo. Non credo sia competenza della magistratura definire quali sono Paesi sicuri e quali no. È competenza del governo, quindi credo che il governo debba chiarire meglio cosa si intende per Paese sicuro”. È probabile che il risultato del consiglio sarà quello di un decreto-legge che possa permettere al Governo di proseguire nei suoi intenti, nonostante la pronuncia del tribunale romano sulla scia di quella europea abbia minato alle fondamenta l’intera operazione albanese.
Chiude il ministro Piantedosi: “Andremo avanti anche con queste iniziative perché dal 2026 quelle che l’Italia sta realizzando in Albania, e non solo, diventerà diritto europeo”.