C’è tutto un mondo dietro le parole del presidente Sergio Mattarella, quando dice al “Tempo delle donne” del Corriere della Sera, che «Il lavoro è motore di crescita sociale ed economica: il nostro Paese, al pari degli altri, non può permettersi di rinunciare all’apporto delle donne, che costituisce un fattore indispensabile. Il divario del quasi 20% tra occupazione maschile e femminile costituisce un punto critico di sistema: ogni sforzo va compiuto per ridurlo sempre di più. Il lavoro è anche libertà, dignità e riscatto».
Quando il presidente della Repubblica incita a rimuovere gli ostacoli che rendono difficile la conciliazione tra occupazione e cura della famiglia sa, come afferma, che «le barriere possono alzarsi fino a giungere a inaccettabili e odiose discriminazioni: licenziamenti, dimissioni in bianco, pressioni indebite, persino forme di stalking e di violenza, fisica o psicologica. Il rispetto delle norme e dei diritti va assicurato anche attraverso una vigilanza ferma ed efficace». E come non dargli ragione, quando parla così.
Volendo fermare lo sguardo in Campania, si capisce come in Campania la disparità sia una costante:
«Il nostro mercato del lavoro è la testimonianza delle diseguaglianze delle opportunità tra i generi dovute per lo più all’organizzazione della nostra società». Sono alcune delle considerazioni contenute nel lungo e complesso lavoro dell’ufficio di Parità della Regione Campania guidato dalla Consigliera di Parità regionale, Mimma Lomazzo.
«Le donne occupate o alla ricerca del lavoro debbono fare i conti con l’offerta non omogenea dei mercati del lavoro territoriali, sia a livello quantitativo che qualificativo, con la precarietà del lavoro , – si legge nella relazione a firma di Mimma Lomazzo- debbono fare i conti con la complicata conciliazione dovuta alla maternità e alla genitorialità, fattori questi che, spesso, si traducono in segregazioni verticali, segregazioni orizzontali, segregazioni orarie e settoriali e con effetti pesanti sulla retribuzione».
Fermiamoci ad alcuni dati, sempre consegnati dall’Ufficio di Parità della Regione: «In Campania 2.881 sono sta ti i provvedimenti di dimissioni dal lavoro convalidati dall’INL, di cui 2.558 relativi a lavoratrici madri (2.116 nel 2021) e 323 relativi a lavoratori padri (201 nel 2021).
Dai dati, forniti dagli Ispettorati Territoriali regionale e provinciali del territorio campano, emerge che nell’anno 2022 si sono registrate Dimissioni/Risoluzioni da parte di lavoratrici madri/lavoratori padri nelle province di: Avellino 149 di cui lavoratrici madri 139 , lavoratori padri 10; Benevento 134 di cui lavoratrici madri 126 , lavoratori padri 8; Caserta 414 di cui lavoratrici madri 388, lavoratori padri 26; Napoli 1.698 di cui lavoratrici madri 1.511, lavoratori padri 187; Salerno 417 di cui lavoratrici madri 371, lavoratori padri 46.
«Dati tristi, quest’ultimi, considerato che le donne dimesse dal lavoro sono state costrette a farlo non per scelta ma perché costrette dalla carenza di strumenti a supporto della maternità/genitorialità».
Servono servizi, flessibilità oraria, asili nido aziendali, solo per dare qualche indicazione minima.
E si può continuare di questo passo, per cui, «oltre alle problematiche legate alla cura della famiglia, le donne in Italia e soprattutto nel Mezzogiorno debbono fare i conti con l’offerta di lavoro dei mercati territoriali. Situazione che, nel corso degli anni, resta pressochè immutata. Dai dati Eurostat 2023, emerge che il divario nell’occupazione femminile in Italia continua ad essere dovuto alla scarsa partecipazione delle donne al mercato del lavoro nel Sud Italia». Seguono tutti i dati, che fanno capire quanto lavoro ci sia ancora da fare.
La Consigliera di Parità regionale, Mimma Lomazzo, argomenta così: «Uno scenario che dimostra come sia di fondamentale importanza per la crescita economica e sociale del nostro Paese e, soprattutto, del nostro Mezzogiorno incentivare maggiormente il lavoro femminile. Al terzo trimestre 2023, la Campania registrava tra le regioni italiane il più basso livello di partecipazione delle donne al lavoro, con un tasso di occupazione del 30,9% contro il 35,7% del Mezzogiorno e il 52,2% del Paese (probabilmente, come è stato recentemente indagato, dovuto anche alla settorialità dei livelli di crescita che hanno privilegiato settori a tradizionale vocazione maschile, quali l’ edilizia e l’ industria manifatturiera»).
Ma è solo una minima parte del dossier, per cui invitiamo ad andare a visionare tutte le risultanze del lavoro dell’ufficio della consigliera di Parità della Regione Campania, un lavoro che illumina e aiuta aziende e persone a capire come potersi muovere in un mondo che rimane, purtroppo, di disparità. La conoscenza, si sa, aiuta a capire.
Concludiamo con la necessità espressa dalla consigliera di Parità Mimma Lomazzo, di far conoscere la direttiva (UE) 2023/970 del Parlamento Europeo e del Consiglio volta a rafforzare l’applicazione del principio della parità di retribuzione tra uomini e donne per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore attraverso la trasparenza retributiva e i relativi meccanismi di applicazione.
Concludiamo con l’esplicazione, così come viene resa e che aiuta tutti a capire:«La Direttiva, quindi, impegna gli Stati membri a rafforzare l’applicazione dei diritti e degli obblighi relativi alla parità retributiva ad eliminare la discriminazione basata sul sesso, potenziando i sistemi retributivi , a stabilire prescrizioni minime intese a rafforzare l’applicazione del principio della parità di retribuzione tra uomini e donne per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore». Nella sostanza, bisogna dare tanto nel mondo del lavoro, sempre ispirandosi al principio minimo di base, quello secondo cui ognuno, donna o uomo, può dare il suo contributo, nel mondo del lavoro, in uguale misura e con la stessa dignità. Aspettandosi gli stessi riconoscimenti.