Basterà il “canone rivierasco”, quello che conosciamo come ristoro, ad opera terminata, per trenta anni a far passare sotto silenzio la costruzione di una mini centrale idroelettrica sul fiume Ufita, o quello che ne è rimasto? Servirà davvero la mini centrale idroelettrica in quello che, una volta, era un fiume che scorreva sul torrente Ufita, tra due centri irpini, Melito e Grottaminarda, e arrivava fino in Puglia? L’Ufita è ormai ridimensionato ad una portata minima. Che l’incuria, e l’indifferenza, di chi dovrebbe interessarsene hanno ridotto quasi ad essere un rigagnolo. Gestita dalla “Società Idroelettrica Torrente Ufita srl”, con sede legale a Milano, 17 anni di attività, la mini centrale sta cominciando a venire fuori. La società lombarda lavora in questo settore, ai fini del risparmio energetico. Da noi ci troveremo un impianto, come dice l’avviso pubblico, di qualche anno fa, ufficio speciale “Grandi Opere” della Giunta Regionale della Campania, pari alla potenza massima di 2080 Kw e media di 975 Kw.
Comunque è tutto a posto sul piano burocratico. Conferenza dei servizi, domande ed eccezioni, espropriazioni dei terreni. Però non vuol dire che così deve andare. Le aziende evidentemente hanno bisogno d’energia elettrica. L’Alta Velocità Napoli-Bari, il Polo logistico, anche. Da dove la tireranno fuori, quelli che stanno costruendo questa mini centrale, se il fiume è quasi scomparso? L’inquinamento ambientale sarebbe minimo, come assicurato dalla società milanese, però è un fatto che da anni, da queste parti, tentano di installare centrali di ogni tipo. E non sempre con successo. Questa, intanto, è l’ennesima estate contrassegnata dall’emergenza idrica. Che non si riesce a risolvere. Per questo c’è qualcosa che, in questa vicenda, non quadra.