Roberto Montefusco, coordinatore provinciale di Sinistra Italiana, candidato alla Regione con Avs, c’è una priorità programmatica, una su tutte le altre, a cui tiene particolarmente?
Io partirei da una parola chiave: la parola dignità. Le donne e gli uomini che vivono in Irpinia e in Campania hanno innanzitutto diritto a una vita dignitosa: ad una mobilità efficiente con un trasporto pubblico decoroso, alla opportunità di un lavoro non precario e ben retribuito, al diritto alla salute, che ovviamente significa qualità del nostro sistema sanitario, ma anche salubrità del nostro ambiente. Da questo punto di vista l’indagine condotta dalla Procura di Avellino con l’Istituto Superiore di Sanità conferma la denuncia che da anni le associazioni ambientaliste hanno sollevato. La nostra è una Provincia “verde a metà”, per citare una espressione contenuta nel rapporto stesso, con aree come la Valle del Sabato e la Valle dell’Irno che hanno subito aggressioni ambientali pesantissime, frutto di una precisa visione predatoria del territorio. La Regione Campania può fare cose concrete: ad esempio aggiornare i dati del registro tumori fermo al 2021, o dotarsi di una efficace legge sul clima. Non possiamo ignorare il monito della Corte europea dei Diritti dell’Uomo sul rischio “imminente” per vaste aree del territorio campano connesse alla Terra dei Fuochi. Insomma, siamo in presenza di una autentica emergenza.
Il centrodestra promette attenzione per le aree interne, ma il Governo cosa ha fatto? E la Regione? Intanto il candidato alla presidenza della Regione Roberto Fico ha iniziato la sua campagna elettorale con un tour nelle aree interne.
La destra dovrebbe solo vergognarsi di evocare il tema delle aree interne. Loro sono quelli della condanna inappellabile e definitiva, dell’accompagnamento al declino teorizzato nel Piano Strategico per le Aree Interne. La destra applica ai territori del Paese lo stesso darwinismo che teorizza nella relazione tra le persone: chi non regge alla competizione soccombe. Al tempo stesso mi pare che nemmeno l’esperienza degli ultimi dieci anni di governo regionale si sia caratterizzata per cura, attenzione, investimento sulle aree interne. Occorre cambiare radicalmente visione. Peraltro viviamo in un Paese nel quale le aree interne occupano il 60% del territorio nazionale. Perderle vorrebbe dire perdere l’idea stessa d’Italia così come l’abbiamo conosciuta. Ma serve una visione, servono investimenti pubblici. Avs ha presentato una proposta che parte da alcuni punti fondamentali: cura e presidio del territorio ai fini della prevenzione del rischio idrogeologico; produzione di energia da fonti rinnovabili; produzione di cibo da agricoltura sostenibile; cura delle sorgenti e dei corsi d’acqua; cura del patrimonio materiale e immateriale e del paesaggio. Mi pare la traccia di un cambiamento di paradigma di cui avrò modo di parlare in campagna elettorale insieme a Giuseppina Volpe, una valida amministratrice dell’Alta Irpinia che insieme a me rappresenta Sinistra Italiana nella lista di Avs.
Avete fatto pace con De Luca: una necessità. Si fida del Governatore?
Il tema in Campania è non avere lo sguardo rivolto al passato, ma costruire una stagione nuova. Per quanto ci riguarda l’interlocutore resta il candidato Presidente Roberto Fico: a lui starà la capacità di corrispondere a questa necessità. Vitale per la Campania, per il campo progressista, e anche per la sua auspicabile stagione di Governo. Deve tornare la politica e occorre archiviare l’epoca degli uomini soli al comando.
Ad Avellino il centrosinistra è diviso: non esiste più, dicono alcuni esponenti sia di Sinistra Italiana che di Controvento. Perché?
Ad Avellino un minuto dopo le scorse elezioni amministrative qualcuno ha pensato di mettere in soffitta la coalizione, che non ha più avuto luoghi e spazi di confronto. Non è stata possibile una valutazione condivisa nemmeno rispetto all’epilogo della scorsa consiliatura, quando pezzi del Pd erano pronti a sostenere l’attuale candidata di Forza Italia Laura Nargi. Insomma, è questo lo scenario a cui abbiamo assistito.
Però bisogna ricomporre il Campo largo per le amministrative di primavera, o no?
Non penso sia utile, quando i nodi sono tutti politici, rincorrere una formula salvifica come quella delle Primarie o rivolgere generici appelli all’unità dopo aver cancellato la coalizione, e soprattutto penso che chi ha rotto non possa candidarsi a ricomporre. O il campo progressista è spazio di cambiamento, speranza, rinnovamento della politica, o non è. Rimarremo, come sempre, fedeli a questa bussola.



