di Giuseppe Zingarelli
Nel 2022 l’avvocato Domenico Colletti, di Pescara, ha donato alla Chiesa di Maria Santissima Addolorata in Sant’Anna a Montemiletto, un pettine in corno naturale adoperato per lungo tempo da Padre Pio da Pietrelcina. Corredata da certificazione di autenticità, la reliquia fu realizzata nell’immediato Dopoguerra dal Pettinificio ‘Vittorio Guenzani’ di Cassano Magnago (Varese). Il pettine fu regalato dal Santo di Pietrelcina all’ avvocato Giovanni Colletti, padre dell’avvocato Domenico. Giovanni Colletti fu l’avvocato di Casa Sollievo della Sofferenza, l’ospedale fortemente voluto dal Santo del Gargano a San Giovanni Rotondo. Padre Pio a chiese personalmente all’avvocato Colletti di aiutarlo a risolvere numerose questioni di carattere legale sorte nel corso dell’edificazione del plesso ospedaliero più conosciuto al mondo.
Quando il suo papà, l’avvocato Giovanni Colletti, conobbe Padre Pio?
“Nel 1950. Si recò insieme alla mia mamma, Esther D’Intino, al convento di ‘Santa Maria delle Grazie’ per chiedere allo “stigmatizzato” se far operare o meno mia sorella, Anna, all’epoca affetta da poliomelite. I miei genitori erano molto preoccupati per la salute di mia sorella”.
Cosa le raccontò il suo papà dell’incontro con il Santo frate?
“Quando papà incontrò Padre Pio rimase folgorato dallo sguardo profondo del frate. Mi raccontò degli occhi luminosi e penetranti di Padre Pio, due occhi che mai prima di allora lo avevano scrutato nell’anima così a fondo nella sua vita”.
Cos’altro impressionò il suo papà in quel primo incontro?
“Come il Padre fosse capace di sopportare il peso di tante sofferenze senza mai avvilirsi e perdere il sorriso, riuscendo ad illuminare chi gli stava accanto, chi gli chiedeva una preghiera di speranza o una parola di conforto e chi gli chiedeva di intercedere per una grazia. I miei genitori si erano recati da Padre Pio per avere da lui un consiglio. Di fatto, però, come migliaia di persone, erano andati a San Giovanni Rotondo per chiedergli una grazia”.
La risposta di Padre Pio al suo papà?
“Caro avvocato sono contento che lei sia qui. Non si abbatta, né si scoraggi. Sua figlia dovrà essere operata. Porti la sua bambina a Bologna. Non abbia paura. Abbi fede in Dio che tutto andrà bene!”. Queste furono le parole di Padre Pio. Le ho scolpite nella mente a distanza di tanti anni”.
Come reagì l’avvocato Giovanni Colletti?
“Mi disse che in quel momento percepì una sensazione di grande sollievo spirituale”.
Le parole del Santo Cappuccino puntualmente si avverarono.
“Sì. Mia sorella Anna fu operata all’Istituto Ortopedico ‘Rizzoli’ di Bologna da un chirurgo di fama internazionale, il professor Oscar Scaglietti, luminare dell’ortopedia italiana, e tutto andò per il meglio, tanto che, in seguito, ebbe un’esistenza normalissima. Si sposò, ebbe tre figli e visse fino a tarda età. In sostanza, fu come una guarigione”.
Dopo quel primo incontro, suo padre tornò molte volte a San Giovanni Rotondo?
“Sì. Divenne figlio spirituale di Padre Pio e in seguito Terziario Francescano. Tra papà e Padre Pio si stabilì un rapporto di grande amicizia e di profonda stima reciproca, al punto che Padre Pio gli chiese di diventare l’avvocato di Casa Sollievo della Sofferenza, all’epoca ancora in fase di realizzazione. Infatti, il giorno del compleanno di mio padre, Padre Pio gli inviò un telegramma di auguri a mezzo del suo segretario, il medico mugellano, Guglielmo Sanguinetti”.
Lei conobbe Padre Pio?
“Sì. Fu papà a portarmi da lui”.
Come accadde?
“Fu nel 1953. Allora avevo 13 anni. Oggi di anni ne ho 85, ma quel giorno lo ricordo benissimo ed è più vivo che mai nei miei ricordi. Partimmo da Pescara in auto. Papà aveva portato anche me in quanto voleva che anche io conoscessi Padre Pio. Giunti a San Giovanni Rotondo entrammo in convento. Un confratello di Padre Pio ci accompagnò da lui. Il mio papà è io eravamo insieme ad Angelo Lupi e al dottor Guglielmo Sanguinetti. Entrati nella sua cella trovammo Padre Pio intento a pettinarsi i capelli”.
Cosa vi disse il “Santo del Gargano”?
“Fu molto contento di vederci. Ci accolse affabilmente, con grande bontà e gentilezza. Generalmente si dice che Padre Pio parlasse poco. Quel giorno, invece, lo ricordo bene, nella sua cella aveva una bella parlantina. Parlava in italiano alternandolo al dialetto del suo paese, Pietrelcina, un dialetto simile a quello napoletano. Ricordo un frate umile, semplice, molto alla mano”.
Ricorda qualche altro particolare di quella giornata?
“Che ad un certo punto papà gli chiese di fargli dono del pettine”.
Cosa disse il suo papà a Padre Pio?
“Gli disse testualmente: ‘Padre, potrei avere in regalo il suo pettine come suo ricordo?’. Quella richiesta lo colse quasi di sorpresa, destando in lui un certo stupore. In altre parole, non si aspettava una richiesta del genere. Padre Pio rispose a papà dicendo: ‘Se il pettine lo do a te, poi come faccio a pettinarmi? Prima mi procuro un altro pettine. Questo che mi hai chiesto lo do da lavare e poi te lo regalo”.
E suo padre?
“Gli replicò prontamente: ‘Padre non si preoccupi. Il suo pettine lo vorrei così com’è, anche se ci sono i vostri capelli’. Sempre continuando a pettinarsi, Padre Pio gli rispose: ‘Va bè. Vedremo!’. Poco dopo io e papà ripartimmo per Pescara. San Pio ci salutò con grande affetto e ci benedisse”.
Ripartiste per Pescara senza il pettine?
“Sì. Dopo qualche giorno, però, ci fu la bellissima ed insperata sorpresa”.
Quale?
“Da San Giovanni Rotondo arrivò a casa una busta. Mio padre pensava contenesse documenti riguardanti l’ospedale, Casa Sollievo della Sofferenza. Quando aprì la busta si accorse che conteneva il pettine. Dentro c’era anche un biglietto firmato dal dottor Guglielmo Sanguinetti, grande collaboratore e braccio destro di Padre Pio nella realizzazione della monumentale opera. Al dottor Sanguinetti Padre Pio era solito affidare molti incarichi personali”.
Cosa c’era scritto sul biglietto?
“Avvocato carissimo, ho il piacere di inviarle il pettinino che Padre Pio ha avuto la bontà di regalarmi per lei. Con i miei saluti accolga anche gli affettuosi saluti e la santa benedizione che il Padre invia a lei e alla sua famiglia’. Il biglietto era datato 10 agosto 1953”.
Quale fu la reazione di suo padre?
“Per papà quel regalo inatteso fu una gioia grandissima. Devo dire francamente che tutti noi, in famiglia, fummo contentissimi di avere, o meglio, di possedere un oggetto appartenuto a Padre Pio. Il pettine, non soltanto per mio padre ma per tutta la nostra famiglia, ha sempre avuto un inestimabile valore affettivo e spirituale. Da quel giorno mio padre lo conservò come una reliquia. Infatti fece subito realizzare un quadro all’interno del quale collocò il pettinino, la fotografia di Padre Pio e la ‘famosa’ lettera del dottor Sanguinetti. Da quel giorno il pettine, di fatto, entrò a far parte della nostra famiglia. Il pettine, a tutti gli effetti, è stata per la nostra famiglia una vera e propria presenza. La presenza di Padre Pio a casa nostra”.
Per quale motivo ha donato il pettine di Padre Pio alla Chiesa di Maria Santissima Addolorata in Sant’Anna a Montemiletto?
“Sono in molti a chiedermelo. Il pettine di San Pio, di fatto, ha accompagnato le vicende della nostra famiglia per 72 anni. Ho pensato che un oggetto appartenuto ad un Santo doveva essere esposto alla venerazione dei fedeli e di quante più persone possibili. Siamo originari di Montemiletto. Mio padre è nato a Montemiletto il 26 luglio 1905. Non potevo non donare il sacro pettine di Padre Pio alla chiesa del nostro comune di origine”.
A quando risale la chiesa di Maria Santissima Addolorata in Sant’Anna?
“È un edificio del XVII secolo. La chiesa è annessa all’ex convento dei frati domenicani, oggi sede degli uffici del Comune di Montemiletto. Venne edificata all’incirca tra il 1635 e gli inizi del 1700. Per tre volte, se non ricordo male, la chiesa fu visitata anche dal cardinale Pietro Francesco Orsini, eletto poi Papa nel 1724 con il nome di Benedetto XIIl. La prima volta il porporato la visitò nel 1710, la seconda nel 1712, la terza nel 1721. La chiesa, all’interno, ha una navata unica. Furono realizzate varie cappelle laterali, una delle quali dedicata alla nostra famiglia. Essa risale all’epoca del mio bisnonno. Anche lui si chiamava Giovanni, come mio padre. Chiesi di poter collocare il quadro contenente il pettinino di San Pio all’interno della nostra cappella. Accanto alla sacra reliquia è posta anche la lettera di accompagnamento del dottor Guglielmo Sanguinetti e una foto che ritrae il mio papà insieme al Santo di Pietrelcina. Io e la mia famiglia dobbiamo moltissimo a Padre Pio. In cuor mio, spero tanto che la sacra reliquia attiri ed ispiri molti devoti del Santo stigmatizzato, cosicchè, a chiunque si raccolga in preghiera davanti ad essa, possa giungere la sua benedizione”.
Il suo papà come conobbe Padre Pio?
“Fu Angelo Lupi, uno dei direttori dei lavori dell’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, a presentare mio padre a Padre Pio”.
Cosa rappresenta per lei il pettine di San Pio?
“Un oggetto sacro che aiuta a scacciare i pensieri impuri e malvagi e, al tempo stesso, ispira pace e unità tra i popoli.
Viviamo un tempo difficile, un’ epoca complessa. Crisi e contrasti politici hanno purtroppo generato attriti e guerre, seminando disagi e grandi incertezza nel mondo. Il pettine è un oggetto antichissimo. Un oggetto di uso comune adoperato ogni tempo della storia da tutte le civiltà per la cura personale. Ha quindi una valenza sociale e culturale, in quanto unisce tutti i popoli della terra”.
In ricordo della cerimonia di donazione del pettine di Padre Pio lei ha scritto anche un libro.
“Sì. Più che un libro è un libretto. L’ ho intitolato ‘Padre Pio e Montemiletto’. È una cronistoria che raccoglie le emozioni vissute il giorno della cerimonia della donazione della reliquia. Era il 23 ottobre 2022. Stavamo vivendo ancora la fase pandemica causata dall’emergenza Covid-19. Scrissi in quel periodo il libretto che sto facendo tradurre in varie lingue. Un ringraziamento va a quanti, con entusiasmo, appoggiarono collaborarono e resero possibile questo evento. Sua Eccellenza, l’Arcivescovo di Benevento, Monsignor Felice Accrocca, l’ex parroco e l’attuale parroco della Parrocchia Maria Santissima Addolorata in Sant’Anna di Montemiletto, don Umberto Oliva Zucaro e don Luca Cennerazzo, le autorità civili e militari intervenute, il Sindaco di Montemiletto, l’avvocato Massimiliano Minichiello e tutta la giunta comunale, le autorità militari, il Maresciallo-Capo, Elvis Truglia e il maresciallo Sabino Melillo, il giornalista Giuseppe Saldutto, l’architetto Mario Trematore che, nella notte fra l’11 e il 12 aprile 1997 in qualità di dirigente dei Vigili del Fuoco presso il Comando di Torino, salvò la Sacra Sindone dall’incendio scoppiato nella cappella del Guarini nel Duomo di Torino, gli architetti Gaetano Lombardi e Dario Zingarelli per la ricerca sulle opere architettoniche di Padre Pio, il Direttore di ‘Padre Pio Tv’, dottor Stefano Campanella che delineò la figura di mio padre Giovanni, l’avvocato Salvatore Colletti, mio cugino, nonchè l’amico Maurizio D’Arcangelo, la signora Maria Piccirilli, la signora Rita Pellegrini e l’amico Alessandro Porcelli per la loro preziosa collaborazione alla riuscita della cerimonia. Un grazie di cuore va anche a tutti i cittadini di Montemiletto che intervennero numerosi all’evento”.