Sono dieci i casi di morti sul lavoro registrati in Irpinia dall’inizio dell’anno alla fine di settembre con una media di 1600 infortuni annui. Sono alcuni dei dati che emergono dall’inchiesta curata da Annibale Cogliano, Mimmo Limongiello e dal giornalista Vinicio Marchetti. Dalle carenze nel sistema sanitario all’evasione delle norme di sicurezza, dalla mancanza di una educazione alla tutela dei diritti alla fragilità dei lavoratori anziani nel settore agricolo, fino all’assenza dei sindacati. Sono alcuni dei fattori che generano morti e incidenti sul lavoro.
E’ Annibale Cogliano a sottolineare come “Occorre promuovere una cultura della prevenzione nelle piccole e grandi aziende e potenziare il sindacato. Non è sufficiente rivolgersi all’ispettorato del lavoro, così come non bastano le misure repressive. Dobbiamo fare i conti con un’emergenza legata alla precarietà del lavoro che rende ricattabili tutti e tutto, anche coloro che sono a tempo indeterminato. La speranza è che questa inchiesta possa essere l’inizio di un processo verso una rinnovata attenzione alla cultura dei diritti. E’ una provincia in cui il numero di morti è elevatissimo, sproporzionato rispetto alla popolazione e al tessuto industriale e artigianale, con oltre 1600 infortuni sul lavoro, un dato che tiene conto solo degli infortuni denunciati. Di qui la necessità di contrastare la precarietà che è un elemento terribile di ricatto”
Mimmo Limongiello parla di un fenomeno trasversale che riguarda tutti gli ambienti di lavoro, “Non ci sono aree della provincia e settori che siano meno condizionati da questo fenomeno, dall’edilizia ai trasporti, dall’artigianato all’agricoltura. Bisogna ribadire con forza che non esiste la fatalità, esistono cause e responsabilità precise, non riusciremo a fare nessun passo in avanti se non avremo combattuto contro queste cause. In molte aziende si stabilisce un rapporto paternalistico tra proprietario e lavoratore e questo fa sì che la guardia si abbassi. Penso, ad esempio, alla necessità di aggiornare la legislazione, a partire dal Codice degli appalti che rende difficili i controlli”. Non hanno dubbi Limongiello e Cogliano: “Se guardiamo ai dati è un’ecotombe. Il Covid poteva rappresentare un’occasione per rafforzare la sicurezza mentre a prevalere è stata la logica del guadagno con un allentamento del potere sindacali e la crescita della precarietà”.
Vinicio Marchetti sottolinea le difficoltà di portare avanti l’inchiesta giornalistica nelle piccole e grandi aziende, di fronte a quella che è la paura dei lavoratori di perdere la propria occupazione.
E’ il segretario provinciale della Uil Luigi Simeone a ribadire l’elevato tasso di incidentalità della provincia di Avellino: “Ecco perchè abbiamo istituito un tavolo in Prefettura, con indagini ispettive e controlli nei settori più esposti, come edilizia e artigianato. Al tempo stesso portiamo avanti un percorso su prevenzione e cultura della sicurezza sul lavoro, di qui l’idea di lanciare un programma in collaborazione con l’Ufficio scolastico provinciale, nell’ambito del Ptco sulla sicurezza sul lavoro”. La consapevolezza è che non si può stare a guardare “Un’ipotesi potrebbe essere quella di escludere dai bandi pubblici aziende responsabili di morti sul lavoro. E’ allarmante che gli stessi presidenti di Confindustria che si sono avvicendati non abbiano nelle loro aziende la presenza di un sindacato”
Franco Fiordellisi, segretario provinciale Cgil, spiega come “Manca in Irpinia la cultura della prevenzione. E’ su questa che dobbiamo investire. Le aziende devono comprendere che la sicurezza non è un costo ma opportunità straordinaria. Ad essere colpiti sono sempre i più deboli, in particolare chi comincia a lavorare e chi è alla fine del percorso lavorativo. Siamo pronti ad azioni forti e unitarie per migliorare le condizioni nei luoghi di lavoro”
E’ anche Fernando Vecchione della Cisl a soffermarsi sulla grande sfida rappresentata dall’Osservatorio sulla salute presso la Prefettura, con la collaborazione delle organizzazioni sindacali, delle forze dell’ordine, degli ispettori Inail e dell’Asl. “Dai dati delle prime ispezioni – spiega – l’80% delle aziende non rispettano le norme basilari della sicurezza sui luoghi di lavoro. Ecco perchè si avverte con forza la necessità di un inasprimento delle pene. Al tempo stesso riteniamo che la cultura della sicurezza debba essere insegnata fin dai banchi di scuola. Dobbiamo riscoprire la dignità dei lavoratori”