Rileggere il barocco, a partire dal legame forte con la modernità. E’ il senso del confronto, tenutosi ieri all’archivio di Stato di Avellino dal titolo “Malinconia barocca. Alle radici del moderno”, promosso dal Laboratorio di “Documentazione Storica e Patrimonio Culturale Digitale” del Dipartimento di Scienze Umane, Filosofiche e della Formazione (DiSUFF) dell’Università di Salerno in collaborazione con l’Archivio di Stato di Avellino. L’incontro è stata l’occasione per esplorare il periodo Barocco nelle sue declinazioni storiche, politiche, culturali ed artistiche ma soprattutto è stata l’occasione per riflettere su quegli elementi della cultura barocca che ne hanno fatto parte integrante della identità europea. Per Musi la malinconia è vero e proprio sentimento, instabile equilibrio tra inganno e verità, non risultato di squilibrio ormonale ma tratto distintivo di menti raffinate. Un percorso che parte da “Anatomia della malinconia” di Robert Burton per passare in rassegna uomini e donne illustri che hanno fatto della malinconia cuore della propria ricerca, come Spinoza, Cartesio, La Rochefoucauld, Elisabetta di Boemia, Artemisia Gentileschi, senza dimenticare quelle donne del Barocco che sono finite in convento per sfuggire alla malinconia. Un itinerario che non può che arrivare al mito di Don Quiqote. “La malinconia – spiega Musi – è la condizione media che si insinua nella struttura bipolare del Barocco dominata da una serie infinita di coppie oppositive: certezza e instabilità, ragione e pazzia, riflessione e tormento, dissimulazione e apparenza. E la politica come disciplina è chiamata a governare la condizione bipolare dell’uomo moderno”
Filo conduttore del seminario è stato il saggio del Professore Aurelio Musi “Malinconia barocca” , viaggio nel cuore del barocco, a partire dal suo sentimento guida, ossia la malinconia: attraversando ogni campo della storia artistica e intellettuale europea, Aurelio Musi compone l’affascinante ritratto di un’epoca densa di contrasti e di modernità.
A confrontarsi con l’autore, già Preside della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Salerno, i professori Maurizio Cambi, Maria Anna Noto, Carla Pedicino. Ha moderato il dibattito culturale Vincenzo Barra, ricercatore in storia moderna dell’Università di Salerno.