Porta, in mezzo alla folla, con sé, la bandiera palestinese. E per Nabil, poco più di tre anni, di Gaza City, e’ come portare una croce. Il piccolo palestinese ha partecipato con il suo papà al presidio permanente di Grottaminarda, dove ieri una manifestazione ha ricordato quello che l’esercito israeliano sta compiendo sulla Striscia, “un genocidio, questo è il termine giusto – hanno detto studenti, operai, associazioni, società civile che sono scesi in piazza 16 Marzo”.
Nabil, quella bandiera, la tiene piantata a terra con orgoglio. Sorretta da un’asta di plastica, per lui pesante da portare. La sua storia ha fatto il giro del web, immediato. Ed ha commosso tutti. A partire dagli insegnanti del liceo Scientifico “Mancini” di Avellino che ce l’hanno fatta conoscere, attraverso le loro pagine Facebook. La docente di lettere Margherita Faia ha scritto: ” La storia bussa alla nostra porta, ci chiede consapevolezza e sguardo aperto nei confronti delle vittime di Gaza”. Nabil vive con il papà ed il nonno, nel centro di accoglienza di Sant’Angelo all’Esca. in Irpinia: se loro ce l’hanno fatta ad arrivare fino a qui, la mamma però è rimasta intrappolata a Gaza.
E Nabil aspetta di ricomporre la famiglia, qui nella nostra provincia. Dalla Striscia, Nabil è arrivato da nemmeno due mesi, a luglio scorso, grazie ad un corridoio sanitario, nel centro di accoglienza di Sant’Angelo all’Esca. Dopo essere stato al “Santobono” di Napoli, dove gli hanno curato le ferite che aveva. L’ospedale del capoluogo campano lo segue tuttora. Gli sono stati molto vicini il giovane padre, ventisei anni, ed il nonno. Ed una comunità che lo ha accolto con tanto amore e riservatezza.
Al centro di accoglienza, intanto, stanno approntando un “progetto parallelo” perché, poi, Nabil possa essere vaccinato e andare all’asilo. Il papà ed il nonno, conosciuti come grandi lavoratori, comunque non si rassegnano. E sperano, un giorno o l’altro, di poter fare il viaggio al contrario. Hanno, dicono al centro di accoglienza, una dignità come quella di Nabil, fotografato abbracciato alla bandiera del suo Paese.
E’ quella di un popolo che non può vivere a casa sua perché invaso dall’esercito israeliano. A Gaza City, sono rimaste la mamma ed un altro fratello. Ai quali l’esercito israeliano, sopratutto in questi ultimi giorni in cui ha intensificato l’invasione della Striscia, impedisce di uscire. Ma che Nabil, il piccolo palestinese, spera un giorno di riabbracciare. Come quella bandiera di Palestina ieri nella piazza di Grottaminarda.