Un omaggio alla comunità italo-americana a partire dalla tradizione legata a teatro e musica. E’ “Napoli New York-Andata e ritorno” di Giuliana Muscio, edito dalla Valle del Tempo in collaborazione con Cinemasud. Sarà presentato il 21 febbraio a Casa Muscio a Napoli. A confrontarsi con l’autrice Simona Frasca, etmomusicologa e Paolo Speranza, storico del cinema. Un libro nato dalla collaborazione con Italea, il PNRR del “Turismo delle radici” (Ministero degli Esteri) che si sofferma sull’influenza del mondo dello spettacolo partenopeo sui media americani fino alla nascita del cinema italoamericana. Un volume che è il doveroso riconoscimento al contributo dei nostri emigrati allo sviluppo materiale e culturale dei paesi di arrivo per recuperare quell’orgoglio che fa nascere nei nipoti della diaspora italiana il desiderio di riscoprire le proprie radici. “Per questo Napoli/New York andata e ritorno è un percorso bilingue dentro la cultura dello spettacolo napoletano – spiega l’autrice Giuliana Muscio – e in particolare del cinema muto e della sua penetrazione e distribuzione negli Stati Uniti—un cinema associato in modo strutturale e culturale all’editoria musicale. Emerge nel racconto la regista Elvira Notari, pioniera del cinema muto che gira i suoi film in una Napoli vera, tra vicoli e bellissimi scorci, con attori presi dalla strada e il sole a permettere loro una recitazione naturalistica senza pesanti trucchi, nello stile del teatro verista e con la leggerezza degli Scarpetta e dei De Filippo”.
Un ruolo centrale è rivestito dall’esportazione di< film napoletani muti. “In patria questo peculiare cinema intermediale – spiega Muscio – viene osteggiato dalla censura (non tanto per le sue trame passionali quanto per la rappresentazione della miseria in cui versava gran parte della popolazione), ma è ottimo prodotto da esportazione al punto che gli emigrati si rivolgono alla Dora Film per chiedere la realizzazione di film di finzione, ad esempio sulle gesta del brigante Musolino, o pagano perché realizzi per loro dei documentari sui paesi di origine o sulle feste popolari tradizionali. Il libro racconta, per la prima volta a partire da documenti e ricerche in loco, l’avventura della Dora Film of America nell’importazione dei film napoletani a New York, con il conseguente sviluppo di tecniche di sottotitolatura, montaggio e doppiaggio, ovvero conoscenze sulle quali si è innestata la capacità della comunità diasporica di produrre una ventina di film, all’avvento del sonoro. Si riscopre così il filo rosso che lega la canzone napoletana alle sue varianti americane per esempio nel lavoro del nonno di Francis Coppola, Francesco Pennino, compositore della sceneggiata Senza mamma, cui rende omaggio il nipote in una scena del Padrino II, prodotto come film dagli italoamericani a Napoli nel 1922.
In alcuni film-sceneggiata realizzati in USA le figure femminili richiamano le eroine-vittime della Notari a evocare le traumatiche esperienze dell’emigrazione per le seconde generazioni, sospese tra due mondi e, come le sorelle napoletane, in bilico tra modernità e tradizione, e madri assenti o abbandonate a suggerire l’inquietante immagine di una madrepatria abbandonica. Rottura ma anche tradizione e continuità, dunque: interpretano canzoni napoletane e macchiette molti artisti italoamericani (Dean Martin, Louis Prima) fino al film Passione di John Turturro, antologia di interpretazioni attuali di classici partenopei. E la musica influenza profondamente la struttura dei film di Scorsese e Coppola”