Attraversa il mito di Narciso lo sguardo di Ortensio Zecchino, di scena al Museo irpino, nello spazio della sezione archeologica, nell’ambito della rassegna “OttoperOtto. Otto fotografi otto racconti”. Oggi l’inaugurazione dell’esposizione – potrà essere visitata fino al 10 giugno – che realizza, a partire dai riflessi, il magico replicarsi della natura e di ciò che ci circonda. E’ Zecchino, introdotto dal curatore della rassegna Antonio Bergamino, a spiegare come “La mostra riprende una piccola parte dell’esposizione tenuta a Venezia e al Vittoriale degli italiani”. Evidenzia come “In questi giorni, al salone del libro di Torino, un grande fotografo, Joan Fontcuberta, è protagonista di un incontro intitolato proprio ‘Narciso’. Fontcuberta mette in discussione la tesi di Barthes che concepisce la fotografia come riproposizione del reale, la sua è una controfotografia. Non è un caso che Fontcuberta abbia scelto di richiamarsi a Narciso. Un percorso, quello legato al rapporto tra fotografia e realtà, che parte già con Man Ray, artista surrealista, il primo ad avere la pretesa di non riprodurre il reale attraverso la fotografia. Con una foto che rappresentava un riflesso, suscitò scandalo anche tra poeti come Baudelaire”. Zecchino si sofferma a lungo sulle contraddizioni legate alla fotografia, “ciò che viene riprodotto è comunque un’immagine falsificata del reale, pur essendo essa stessa reale. E’ il mistero della fotografia ma la magia è nel nostro sguardo”.
Ammette come quella “per la fotografia è una passione antica che ho dovuto conciliare con i miei tanti impegni, che ho cercato di portare avanti tra alti e bassi”. Tante le suggestioni che entrano nella mostra legate al mito di Narciso “una figura costantemente citata, quando si parla di bellezza e autocompiacimento, anche se in lui la bellezza diventa inganno tragico. Un mito, quello di Narciso, che si ricollega a quello di Perseo che uccide la Gorgone, riuscendo a non volgerle lo sguardo, ma anche alla psicoanalisi e allo sdoppiamento dell’io, dai Personaggi in cerca d’autore di Pirandello al Dr Jeckyll e Mr Hyde di Stevenson. Tutte queste suggestioni mi hanno convinto a raccogliere in una mostra una serie di immagini legate ai riflessi. Punto di partenza le città che si riflettono nell’acqua e conferiscono una suggestione nuova ai luoghi, richiamando le ‘Città invisibili’ di Calvino. E’ sempre più difficile, oggi, tra traffico e smog, catturare una bella immagine monumentale di spazi urbani, mentre l’artificiosità del colore e la distorsione dell’immagine ci consentono di guardare in maniera diversa le città narrate, oggetti e luoghi. Sono città come Firenze, San Pietroburgo, Roma ad essere protagoniste ma ci troviamo anche di fronte a immagini della classicità con statue e sculture che si riflettono nell’acqua fino a diventare impalpabili come a Villa Adriana”. Ribadisce il valore del Museo Irpino “Mi sembra un buon museo, lo testimoniano reperti come il mosaico che ho davanti, speriamo che chi ci amministra possa valorizzare ulteriormente questi luoghi”. E sulla sfida di trasformare Avellino in una piccola capitale della fotografia “So che c’è grande interesse per quest’arte e ci sono tanti giovani e bravi fotografi”
Tanti gli amici presenti in sala, tra loro Domenico Gambacorta, Sabino Morano, l’ex sindaco di Grottaminarda Angelo Cobino, l’architetto Gerardo Troncone.