Rosetta D’Amelio, già presidente del consiglio regionale della Campania, lunedì era presente all’assemblea pubblica della coalizione “Per Avellino”, la compagine politica di centrosinistra che ha sostenuto la candidatura di Antonio Gengaro a sindaco. L’iniziativa è stata convocata per dire no ad un eventuale accordo tra il Pd e la sindaca Laura Nargi, che al momento dell’apertura della crisi politica, dopo la spaccatura con i festiani, la bocciatura del consuntivo e il venir meno della maggioranza ha lanciato un appello ai consiglieri comunali, chiedendo a tutti, a chi ci sta, il sostegno per poter continuare a governare evitando il commissariamento del Comune di Avellino.
D’Amelio, lei è contraria ad una intesa tra il Pd e la sindaca?
“Ho partecipato doverosamente ad una iniziativa convocata dalle forze politiche di centrosinistra che hanno appoggiato la candidatura di Antonio Gengaro a sindaco perché penso che l’alleanza che si è formata prima del voto vada rispetta anche dopo. Abbiamo detto alla vigilia delle elezioni parole chiare sui valori caratterizzanti la nostra compagine elettorale: legalità, trasparenza della gestione amministrativa, coerenza politica. Sono valori di cui si sente oggi una irriducibile necessità. E invece vedo che si ripetono le vecchie pratiche”.
La sindaca Nargi dovrebbe dimettersi?
“Mi dispiace dirlo, anche perché è la prima sindaca donna della storia della città di Avellino, ma al suo posto io mi sarei dimessa subito. Se non ha più una maggioranza deve prenderne atto, agire di conseguenza e lasciare. Magari per poi ricandidarsi. Però il mandato elettorale va rispettato”.
La sindaca dice che un commissario sarebbe dannoso: lei da ex sindaco di Lioni che ne pensa?
“Che alla città farebbero più male i papocchi che il commissario. Se gli elettori che hanno votato per Gengaro, per il Pd, per il centrosinistra, si ritrovassero ora i loro consiglieri dalla parte di Nargi non credo sarebbero contenti. In campagna elettorale Nargi e Gengaro hanno proposto due modi diametralmente opposti di concepire e fare politica e di amministrare. E poi non c’è una motivazione per un governo di scopo: non mi si venga a dire che un commissario non può spendere i fondi perché non è vero. Anzi, a volte un commissario è meglio di una amministrazione poco efficiente e politicamente unita: può spendere più velocemente perché non deve dar conto ad alcun organo politico ma solo agli uffici comunali”.
Il Pd è diviso tra chi ragiona sulla possibilità di dialogare con Nargi e chi invece è fermamente contrario.
“Se oggi abbiamo il centrodestra al governo e Giorgia Meloni premier è proprio perché il Pd in passato si è affidato nel segno della responsabilità a dei governi tecnici: l’elettorato si è sentito tradito. Quando il mandato popolare non viene rispettato si alimenta la disaffezione alla politica e ai partiti, alla militanza, alla partecipazione. Comunque, chi nel Pd ha aperto ad un eventuale accordo con Nargi ha fatto una fuga in avanti. Il Pd avrebbe dovuto discutere al suo interno prima di prendere in considerazione la possibilità di una scelta di rottura con la linea politica seguita dalle elezioni in poi. Il confronto andrebbe fatto almeno in direzione provinciale. O meglio, nel coordinamento cittadino, se ce ne fosse uno, se il Pd avesse celebrato un congresso cittadino ed eletto un segretario cittadino, così come previsto nell’accordo che all’epoca ha indicato Nello Pizza segretario provinciale del Pd”.