Un viaggio in carrozza dalla reggia di Caserta con figli, seguito e servitù, per andare a ricevere in Puglia Maria Sofia di Wittelsbach, splendida diciottenne bavarese selezionata tra una rosa di nobili candidate alla mano del principe ereditario Francesco. E’ l’itinerario che si snoda tra l’ 8 gennaio e il 22 maggio 1859 e rappresenta il punto di partenza del romanzo “Nozze, carrozze e re- I Borboni nel 1859” di Gina Ascolese, La Valle del Tempo, che fonde storia e finzione, offrendo uno spaccato della difficile stagione del Risorgimento e delle tensioni che attraversavano Il Mezzogiorno, alla vigilia della conquista dell’Unità.
Ampio spazio è dedicato ad Avellino, Monteforte, Montevergine, Mugnano, Montefusco, con un’attenta ricostruzione della topografia d’epoca, usanze, sistema politico e poliziesco borbonico. Continui i riferimenti al dialetto, così da conferire verosimiglianza alla vicenda, se è vero che re e regina, Ferdinando II e Maria Teresa, parlavano solo in Napoletano.
Re Ferdinando II e Maria Teresa consorte partono. La bruna sposina dovrebbe arrivare via mare, a un segnale telegrafico convenuto, entro pochi giorni, salpando da Trieste. Invece, la sua partenza dovrà essere rinviata: re Ferdinando si è ammalato e a fatica arriverà a Bari, dove alfine si celebreranno le nozze ai primi di febbraio, in una sala dell’Intendenza.
In quegli stessi giorni, a Torino avvengono piuttosto tristemente le nozze orchestrate da Cavour e Napoleone III tra la principessa Clotilde di Savoia e tal Plon Plon, altolocato donnaiolo grasso e anzianotto, mentre nella città Partenopea langue di tisi la giovane nuora di zì Popò di Toscana, granduca Leopoldo II, giunto da Firenze per festeggiare gli sposini al ritorno da Bari: per ingannare l’attesa, non resiste a sfogliatelle, caffè e aromatici sigari napoletani per via Toledo e via Chiaia.
Il viaggio dei sovrani diventa l’occasione per far emergere la realtà problematica del Sud tra incontri, curiosità e flashback volanti, Te Deum e lamparielli, archi di trionfo e ricevimenti
Un viaggio a cui si intreccia la fuga di sessantasei odiati detenuti politici, disprezzati dal re in quanto “pennaruli e paglietti”, reclusi dal ‘48 in carceri orride: Settembrini, Pironti, Spaventa, Poerio, Lopresti… Del loro ‘martirio’ tra insetti immondi, topi, legnate, catene, puntale, gelo e maltrattamenti, trattano le memorie che essi hanno lasciato: liberi! E’ il preludio al crollo psicologico del sovrano e a una sua meditazione lucida e sofferta sul disegno della storia e sul senso della vita.
Il volume sarà presentato il 24 aprile, alle 17.30, al Circolo della stampa di Avellino. Ne discuteranno con l’autrice, docente e studiosa di storia risorgimentale, Silvio De Majo, Franco Festa e Bianca Maria Paladino.