Il centrosinistra debutta diviso in consiglio comunale. O meglio è il Pd ad esserlo. Non si tratta di una questione marginale, ma di come interpretare il ruolo di opposizione: c’è chi dice che la giunta tecnica può rappresentare il primo passo di una discontinuità che dovrà essere poi confermata governando, con i fatti.
E questo non significa non fare opposizione ma dare una chance alla buona volontà della sindaca Laura Nargi qualora scegliesse, come ha fatto intendere, assessori per la maggior parte esterni, con l’esclusione, pare, della vice sindaca, che dovrebbe essere la prima eletta di Davvero, la più votata in assoluto della scorsa tornata elettorale: Marianna Mazza.
Tenere fuori dall’esecutivo i consiglieri comunali di Davvero e W la libertà, i due gruppi espressione dell’ex sindaco Gianluca Festa, vorrebbe dire, almeno questo sembra il messaggio della sindaca, marcare una netta discontinuità rispetto alla questione giudiziaria che ha investito esponenti di spicco della passata amministrazione, tra cui lo stesso ex primo cittadino, un consigliere comunale e dirigenti, nonché Nargi.
L’idea di una giunta di assessori esterni era stata avanzata anche da esponenti del Pd, in primis dal consigliere regionale Maurizio Petracca: in pratica si tratterebbe del minino sindacale dopo le inchieste a Palazzo di città. Sono d’accordo anche Nicola Giordano ed Enza Ambrosone, i due consiglieri comunali pd, i più votati nel centrosinistra, dopo Antonio Gengaro, candidato sindaco.
Di diverso avviso, su una linea di intransigenza sono invece gli altri dem eletti: Luca Cipriano, Ettore Iacovacci, Gengaro, capogruppo pd. Non è possibile oggi la benché minima apertura, affermano: con questa amministrazione non si può ragionare, la questione morale non può essere derubricata ad un affare politico, non si può discutere con una giunta tecnica che in fondo è espressione di una maggioranza che fa riferimento a Festa e soprattutto a Nargi è stata vicesindaca nella passata consiliatura, e una responsabilità quantomeno politica ce l’ha, osservano dall’opposizione. I 5stelle condividono, e anche dal gruppo Per Gengaro. L’ex candidato sindaco del campo largo ha insistito in campagna elettorale sulla irrinunciabilità della questione morale e non può di certo rimangiarsi le invettive contro la prima cittadina: la nuova giunta non può essere un colpo di spugna. La distensione va bene fino ad un certo punto, nel nome della comunità.
Si ricorderà inoltre che Elly Schlein e Giuseppe Conte, ad Avellino per sostenere Gengaro, avevano insistito sull’urgenza di ripristinare trasparenza e legalità dopo la bufera della indagini della Dolce Vita.
Per la verità uno dei più attenti, uno dei primi a denunciare eventuali irregolarità e illeciti commessi dall’ex amministrazione era stato proprio Nicola Giordano, che aveva ad esempio segnalato la mancata pubblicazione delle delibere.
Comunque bisognerà ascoltare i consiglieri di opposizione in assise per comprendere la loro posizione, le loro reali ragioni, quando domani mattina Nargi si presenterà in Aula con la nuova giunta e dovrà spiegare chi sono gli assessori, perché li ha scelti, quali sono le loro competenze, perché questi esperti, docenti universitari, presidenti di ordini professionali rappresentano una garanzia per la città di Avellino. Dovrebbero essere poi votate le linee programmatiche ed eletto anche il presidente del consiglio comunale – Ugo Maggio? Sarebbe un altro ritorno -.
L’opposizione dovrà dimostrare di essere tale, critica se necessario, giusta, seria o anche severa quando basta e in particolare credibile. Se unita o meno, perché, da cosa, si vedrà dalle dichiarazioni del centrosinistra. Non è immaginabile che vi possano essere inciuci, non sono possibili intese bipartisan, magari una apertura di credito, un atteggiamento dialogante sarebbe comprensibile se fondato su argomenti sostenibili. Una pregiudiziale indisponibilità al confronto sarebbe ingiusta nei confronti della città. In un momento delicato in cui la politica e le istituzioni hanno bisogno di riguadagnare la fiducia di tutti, non solo di chi ha votato a favore, sarebbero auspicabili prese di posizione nette e coerenti. E’ da qui che forse passa la pacificazione sociale.