“Giuliano Minichiello è stato un filosofo autentico, tra i massimi pensatori del Novecento”. Lo sottolinea con forza Luigi Anzalone, amico di una vita, nel presentare al Circolo della stampa il volume a lui dedicato “Giuliano Minichiello. Filosofo ed educatore”, Pensa edizioni, frutto del convegno di studi promosso dalla Società Filosofica Italiana di Avellino in collaborazione con Toital Life in occasione della Giornata Mondiale della Filosofia. “Abbinava alla chiarezza nell’esposizione – prosegue Anzalone – l’oscurità nella scrittura. Il suo pensiero richiamava il procedere di Hegel nella Fenomenologia dello spirito e amava profondamente Camus, a differenza mia, che da buon rivoluzionario, prediligevo Sartre. Eppure fu lui a spiegarmi il comunismo, che concepiva come tentativo di unire le due soggettività di Hegel, capovolgendo la storia”. Ricorda come Minichiello è stato “tra i massimi studiosi dell’universo della scienza e della tecnica, la società industriale e poi tecnologica era per lui espressione di una volontà di potenza che può condurre alla catastrofe. Era molto pessimista sul futuro ma era un tratto della sua personalità. Si è avventurato lungo i sentieri del pensiero puro nel tentativo di sciogliere l’enigma della vita”.
Margherita Imbimbo ricorda il Minichiello docente “Era un uomo riflessivo, rigoroso, impregnato di garbo e delicatezza. L’incontro con lui ha aperto una nuova parentesi formativa nella filosofia dell’educazione, ha significato l’incontro con categorie nuove, un vero e proprio cambio di paradigma, in cui l’apprendimento diventa processo euristico, pensiero che si incarna in azione. Poi col dottorato, il rapporto si è trasformato in una dimensione comunionale in cui il professore non aveva mai risposte per i miei dubbi ma mi consegnava il dialogo come dono”. Il preside Giovanni Sasso, alla guida della Società Filosofica Italiana, sottolinea come “Interrogandosi sui grandi problemi della cultura occidentale, è andato alla radice de pensiero dei grandi protagonisti Hegel, Marx, Nietsche, Kafka. Giuliano aveva chiaro come il vero pericolo a cui andava incontro l’educazione nell’epoca della tecnica era quello dell’omologazione e dell’addestramento, di qui la necessità di costruire una scienza nuova basata sull’armonia tra i saperi, tra lavoro e tecnica. Il suo essere educatore e filosofo era legato a valori profondi, l’educazione come necessità della vita e la fede nella conoscenza. Di qui il suo compito di guidare i giovani in questa foresta sempre più fitta. Riteneva che fosse necessario costruire e abitare i mondi della conoscenza. Credeva nella mediazione didattica, intesa come capacità di comunicare il senso di quel pensiero affinchè fosse vitalizzanteEra, inoltre, un uomo che agiva e comunicava nel segno del giusto, guidato da un forte impegno etico. Collaborava assiduamente con la Società Filosofica Italiana e la sua casa era sempre aperta per discutere di qualsiasi progetto”. Di qui l’invito a riscoprire la sua lezione, a rileggere i suoi saggi per comprenderne pienamente la ricchezza.
Non ha dubbi Sasso “Era un meridionalista e un profondo conoscitore delle specificità dell’Irpinia. E’ stato portavoce di una versione originale di meridionalismo, filtrato attraverso le idee di Guido Dorso, che lo ha portato ad essere presente nelle dinamiche della società irpina, quella che definì terra di mezzo. Non avrebbe apprezzato la riforma sull’autonomia differenziata. Riteneva che la saldatura tra Nord e Sud dovesse avvenire sempre su interessi riguardanti l’intero paese”. E’ la professoressa Paola Di Natale, anche lei per anni collaboratrice di Minichiello all’Università di Salerno a spiegare come “Il dato che suscita amarezza è che la contemporaneità non ha compreso la sua lezione, dalla politica che non lo aveva capito all’Università di Salerno che sembra averlo dimenticato”. Quindi si sofferma sul Minichiello educatore che concepiva la didattica come costruzione di un mondo comune “Decisivo è stato il suo contributo alla circolazione di teorie e idee nel dibattito pedagogico ma non si considerava un pedagogista”. Chiarisce come “per lui il maestro deve diventare modello di esperienza e desiderio, non deve rivelare la verità ma deve avere la forza di far interrogare sulla verità. Ci ha rivelato come per essere capaci di svelare il senso della verità bisogna perdersi”. A rendergli omaggio anche il sindaco Gianluca Festa “Minichiello è stato anche un bravo amministratore, portatore di idee, capace di dare slancio a questa città, ma soprattutto ha educato una generazione”