di Rosa Bianco
Si è tenuto ieri pomeriggio, presso il Circolo della Stampa di Avellino, il convegno “Comunità, Ragione e Storia secondo Aldo Masullo”, promosso dall’Associazione “Insieme per Avellino e l’Irpinia”, in collaborazione con la Società Filosofica Italiana – sez. Avellino e AmicaSofia. L’incontro ha reso omaggio alla figura del filosofo partenopeo non con una commemorazione, ma con un vivo e penetrante dialogo sul suo pensiero, ancora oggi capace di interrogare il presente e orientare il futuro.
Il dott. Pasquale Luca Nacca ha aperto i lavori con un saluto sentito e lucido, introducendo i relatori e affidando a Lorenzo Masullo – figlio del filosofo – il compito di rievocare la figura paterna. Il figlio del filosofo, ha illuminato il convegno con la sua testimonianza sulla vita del padre, attraversata dal pensiero e dalla cura e ha chiuso il suo intervento commuovendo la sala, con la lettura di una lettera della figlia Marta, carica di quella tenerezza che trasforma la memoria in pietra viva, in logos che palpita.
La filosofia come pratica della comunità, secondo Masullo, ha rappresentato il filo conduttore degli interventi: non sterile speculazione, ma esercizio civile, gesto relazionale, resistenza alla disgregazione dell’essere. Mirella Napodano ha offerto un intervento caleidoscopico, attraversato da intuizioni visionarie, evocazioni poetiche e analogie ardite, nel tentativo – riuscito – di restituire la dimensione “sensoriale” del pensiero masulliano, così carico di empatia e memoria.
Fausto Baldassarre ha sottolineato l’originalità del filosofo, meridionale aperto al mondo, interprete profondo della lezione di Vico e De Sanctis, capace di rendere accessibile la filosofia senza banalizzarla. Ha ricordato come Masullo amasse definirsi “innamorato della comunità” e come fosse animato da un’inesauribile sete di verità, sempre declinata al plurale.
A Napoli, città-pensiero e palinsesto di contraddizioni, Rosa Bianco ha dedicato una lettura intensa e simbolica, vedendo in essa la metafora vivente del pensiero creativo masulliano. Per il filosofo, Napoli non è solo luogo geografico, ma kairos permanente: «In questa città ogni cosa si rovescia nel suo contrario, luogo anarchico e apolitico, in cui la storia diventa mito, da san Gennaro a Maradona.
Con Giovanni Sasso, la figura del Masullo civico, dell’intellettuale vigile, si è fatta carne di testimonianza: dalla Società Filosofica Italiana ai banchi parlamentari, il filosofo ha saputo incarnare la paideia democratica, opponendo al cinismo della tecnica il coraggio del pensare insieme. «La comunità è ciò che ci manca, eppure ci costituisce. Non esistiamo senza l’altro» – ammoniva Masullo – e questo paradosso fonda l’urgenza di una filosofia della prossimità. Giovanni Sasso ha poi proseguito questo filo, evocando un Masullo profondamente europeo e insieme radicato, cittadino vigile e pensatore militante, capace di interpretare la crisi della comunità come sfida filosofica e morale, procedendo dall’indifferenza come piaga antropologica alla tecnocrazia come pericolo ontologico, fino all’odierna sfida dell’intelligenza artificiale, che pretende calcolo laddove è necessaria compassione. Come scriveva Masullo: «La paura è la cifra della nostra epoca. E la paura uccide la ragione».
Gli interventi si sono fatti sempre più densi, toccando le inquietudini del presente: l’indifferenza come pericolo supremo, il potere come luogo del terrore, la tecnologia come rischio di alienazione. Si è parlato, tra l’altro, di Spinoza, di Vico, di Kant, della responsabilità etica nell’epoca dell’intelligenza artificiale e della necessità di un nuovo umanesimo.
La lectio magistralis del prof. Luigi Anzalone: amore, libertà, vita
A suggello della giornata, la lectio magistralis del professor Luigi Anzalone, che ha saputo distillare l’essenza più alta del pensiero masulliano: un’etica della salvezza terrena, dove libertà, amore e vita si fondono in un unico tessuto ontologico. Non fuga dalla storia, ma immersione totale nel dolore del mondo, per trovare in esso il germe d’un nuovo umanesimo. Libertà, amore e vita – ha affermato Anzalone – costituiscono un’unica trama, una via di salvezza possibile per la comunità, attraverso un’etica attiva che si oppone al cinismo dell’epoca e riconsegna all’uomo la dignità della sua inquietudine. “Siamo liberi solo nella misura in cui rispondiamo all’altro”, ripeteva Masullo: una definizione che è insieme compito e speranza.
In un’epoca che scambia la velocità per senso, il prof Anzalone ha ricordato a tutti noi che il pensiero autentico non si consuma, ma si consuma in noi, come fuoco che arde e illumina. Aldo Masullo continua a pensarci, e noi, nel rispondergli, ritroviamo il senso più profondo della filosofia: «essere-per-l’altro», nell’attesa d’un tempo che non redime, ma rende giusti.
In un mondo sempre più smarrito e rumoroso, il pensiero di Masullo – come ha dimostrato questo convegno – ha continuato a risuonare limpido e necessario, invito all’ascolto, alla responsabilità, alla cura dell’ altro.