di Mino De Vita – Il 7 ottobre del 2023 appare come lo spartiacque tra due periodi storici nettamente contrapposti, come se fosse il primo giorno dell’anno zero. Purtroppo così non è, infatti prima del sette ottobre del 2023 molte cose sono accadute. Chi muove le proprie osservazioni partendo dall’efferato atto terroristico di Hamas commette un grande errore: come se leggesse un libro partendo dall’epilogo. Il terrorismo di Hamas va condannato tout court. Ma va condannato ogni atto di violenza ed il terrorismo di qualsiasi matrice.
Per chiarezza sarebbe opportuno conoscere i fatti dall’inizio di ogni processo storico, bisogna accertarsi di quanto accaduto in passato per comprendere la realtà corrente. Conveniente è, inoltre, fare luce sul lessico di questa crisi e su quanto accaduto precedentemente a partire dagli inizi del secolo scorso. Ricorre sempre più l’accusa di antisemitismo nei confronti di chi si schiera contro quanto sta compiendo il governo Netanyahu. Le popolazioni semite sono gli arabi, gli ebrei, gli armeni, gli aramaici … cioè tutte quelle che parlano lingue appartenenti alla cultura semita. Bisogna chiarire, inoltre, che ebraico e sionista non sono sinonimi. L’ebraismo è una religione, una fede, che segue quelli che sono i principi dettati dalla Bibbia, la Torà, la stessa dei cristiani e dei musulmani, ovviamente con delle differenze interpretative ed esegetiche. Il sionismo, invece, è un movimento politico, che nasce alla fine del secolo XIX, il cui programma era (ed è) quello della creazione di uno stato ebraico nella terra che fu dei padri (la Palestina) nella quale gli ebraici vivevano 2000 anni fa prima della diaspora.
Dunque essere contro il sionismo non vuol dire essere contro la religione e la popolazione ebraica, nello stesso stato di Israele ci sono gli anti sionisti, molti sono gli intellettuali ebrei nel mondo che abominano il sionismo, vengono alla mente alcuni come Gilad Atzmon, Reuven Abergel, Moni Ovadia, Jeffrey Sachs Avi Shlaim, ma la lista è lunga. A partire dalla fine del 1800 il sionismo favorì un ingente flusso migratorio, spesso in maniera clandestina, di ebrei verso la Palestina in vista di quello che era il suo scopo precipuo.
La Palestina passò sotto il controllo britannico alla caduta dell’impero ottomano, ma prima ancora che questo avvenisse (ottobre 1917) il ministro degli esteri del Regno Unit, Sir Arthur Balfour, inviò una lettera a Lord Rothschild (referente del movimento sionista nel Regno Unito) la missiva contemplava la necessità della creazione di un “focolare nazionale per il popolo ebraico” in Palestina. Tale documento sarà ricordato come “Dichiarazione Balfour” (2 novembre 1917).
Bisogna attendere la fine della prima guerra Mondiale affinché la Palestina passasse sotto il controllo britannico, ciò avvenne nel 1920 e vi restò fino al 1948. In questo periodo il movimento politico di ispirazione sionista Irgun, guidato da Menachem Begin, e la Banda Stern, capeggiata da Yitzhak Shamir scelsero la strada del terrorismo per combattere i britannici e gli arabi.
Interessante testimonianza a tal proposito è il libro “La pulizia etnica della Palestina” dello storico ebreo Ilan Pappe, il quale svela il progetto sionista di de arabizzare l’area della Palestina attraverso la pulizia etnica. Lo storico racconta e dimostra le strategie messe in campo dal movimento Haganah.
Dal 1936 al 1948 l’organizzazione Irgun Zvai Leumi (il braccio paramilitare del movimento Haganah) compie oltre sessanta attentati ai danni di civili arabi e di cittadini e militari britannici. Azioni terroristiche eseguite non solo in Palestina e Medioriente, ma anche in Europa. Una per tutte va ricordata la strage di Deir Yassin compiuta alle tre del mattino del 9 aprile 1948 nella quale furono trucidate oltre 250 persone tra queste donne e bambini.
Con la fine della seconda guerra mondiale, dietro gli orrori perpetrati ai danni del popolo ebraico, in tutta Europa, crebbe la necessità del risarcimento morale a favore degli ebrei.
Con la risoluzione dell’Onu numero 181 del 1947 si voleva realizzare la creazione di due stati: quello ebraico e quello arabo, stabilendo confini tra le due entità territoriali e lasciando la città di Gerusalemme fuori dalla giurisdizione di entrambi e amministrata dall’Onu. Ma questo non è mai accaduto.
Lo stato ebraico nasce nel 1948, il 14 maggio per l’esattezza, ponendo fine al mandato britannico sulla Palestina. David Ben – Gurion ne proclamò l’indipendenza lo stesso giorno. Per gli ebrei quello fu un giorno di festa, per gli arabi la “Nakba”: la catastrofe.
Tutto ciò si realizzò senza il consenso del popolo che abitava la Palestina prima della risoluzione dell’ONU, eppure la maggioranza degli abitanti di quella terra era composta per il 67 % da arabi e del 33 % da ebrei, il territorio però fu suddiviso in maniera diseguale: il 56% agli ebrei, il resto ai palestinesi.
La reazione degli stati arabi viciniori fu veemente, diverse guerre si sono combattute tra questi e gli israeliani:
1948/49 la prima guerra arabo israeliana; 1956 la crisi di Suez; 1967 guerra dei sei giorni; 1973 guerra del Kippur
I conflitti furono vinti tutti dagli israeliani i quali ebbero modo di allargare i loro territori a discapito dei palestinesi, occupando spazi ancora oggi non restituiti ai legittimi proprietari.
Poi vennero gli anni della speranza, con la pace tra Egitto ed Israele iniziò un periodo di relativa calma in Medioriente, era il 1979
Il vero passo importante verso la pace avvenne il 13 settembre 1993 quando i leader dei due popoli siglarono un accordo storico a Oslo di reciproco riconoscimento. Israele riconosceva l’Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina) come rappresentante del popolo palestinese e l’Olp riconosceva Israele come stato sovrano. Gli attori in campo furono Yasser Arafat leader palestinese e Rabin (primo ministro dello Stato ebraico).
Tuttavia Israele ha continuato l’occupazione militare di diverse aree (Cisgiordania, alture del Golan Striscia di Gaza e Gerusalemme est), occupazioni condannate da decine di risoluzioni delle Nazioni Unite e dalla Corte Internazionale di Giustizia, da aggiungere che lo stato ebraico oltre alla occupazione militare ha favorito l’insediamento di coloni, cioè di popolazioni civili in Palestina, violando quelli che sono i dettami della quarta convenzione di Ginevra.
Le popolazioni palestinesi hanno reagito all’occupazione dei propri territori con il terrorismo e con l’intifada. Quest’ultima forma di lotta è una protesta dei civili contro le forze di occupazione ebraiche, lotta condotta soprattutto da giovani che, non potendo disporre di armi usavano le pietre.
Infine, in merito a quanto accade in questi giorni. È legittimo quanto stia facendo Israele nel bloccare la Global Sumud Flottiglia?
A mio modesto avviso non è legittimo per le ragioni di cui di seguito.
In primis il territorio di Gaza non appartiene allo Stato di Israele, dunque nemmeno le acque territoriali antistanti la Striscia sono israeliane, per questa ragione Israele non può imporre un blocco navale in quelle acque.
Secondo l’articolo 3 della convenzione Onu sul diritto del mare (detta anche Convenzione Montego Bay) le acque territoriali si stendono per 12 miglia marine (22,2 km) dal litorale. Oltre questo limite le acque sono da considerarsi internazionali, cioè fuori dalla giurisdizione di qualsiasi Stato sovrano. Anche per questa ragione Israele non avrebbe potuto esercitare azioni nel confronti della Flottiglia. Israele non ha aderito a questo trattato, in ogni caso è obbligato a rispettare il diritto consuetudinario della navigazione che vieta le azioni di blocco anche in caso di guerra poiché la quarta convenzione di Ginevra stabilisce che le parti belligeranti devono garantire gli aiuti umanitari alle popolazioni civili.
Queste sono le tappe salienti del travagliato percorso storico di un popolo, anzi di due popoli, poiché anche molti ebrei soffrono a causa della, politica imperialista sionista. In Israele vi sono tanti uomini e tante donne che si battono per la pace, vi sono movimenti pacifisti che cercano il dialogo con i vicini arabi. L’antisemitismo, di cui spesso sentiamo parlare oggi, è una mistificazione e una trovata propagandistica della destra e dei suoi alleati. E’ davvero incredibile come le destre possano ergersi a paladine dell’antisemitismo nonostante non si siano discostate con una chiara presa di posizione nei confronti della loro matrice storica vale a dire il fascismo e non abbiano mai condannato le leggi razziali fasciste del 1938.