Saranno presentati martedi 18 febbraio, alle 15.30, nella sala consiliare di Mirabella Eclano i nuovi scavi presso il Parco archeologico di Aeclanum. Interverranno il Direttore Generale Musei, Massimo Osanna, e il Dirigente delegato – Direzione regionale Musei nazionali Campania, Luana Toniolo. A portare i propri saluti il sindaco Giancarlo Ruggiero, l’assessora alla cultura Raffaella D’Ambrosio e la Direttrice della sezione Irpinia dell’Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia Annamaria Vicari. Seguirà una visita agli scavi. Prosegue l’impegno della Direzione Generale Musei e del Comune di Mirabella nella valorizzazione del parco, cuore della via Appia, a partire dalle nuove scoperte archeologiche.
Nell’area dell’antica Aeclanum la Direzione regionale Musei nazionali Campania ha finalmente ripreso gli scavi, dopo decenni, attraverso una importante campagna di ricerche che , come si legge nella nota degli enti organizzatori dell’evento, “ha restituito, in particolare nell’area del Foro, prima solo minimamente indagata – evidenze di grande interesse, che contribuiranno in modo fondamentale alla conoscenza di questo importantissimo centro urbano sull’Appia”. Le attività di scavo sono state precedute da una sistematica attività di complessi metodi di studio della struttura del sottosuolo, da parte dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia sezione Irpinia che ha sede a Grottaminarda. Operazione condotta nel 2024 con georadar a bassa frequenza. Le indagini hanno individuato una serie di anomalie articolate che sono state poi indagate per dar vita alla campagna di scavo. Ad emergere una sequenza stratigrafica che va dall’età preromana ad oggi e parla di storie di distruzione, abbandoni, e rioccupazione e le tracce di un foro monumentale ed un complesso sistema di infrastrutture riferibili al macellum. Per questa attività c’è stato un finanziamento apposito della Direzione generale Musei e le indagini effettuate sono state eseguite sotto la direzione scientifica del professor Massimo Osanna ed il coordinamento della dottoressa Luana Toniolo, La direzione dei lavori è stata dell’architetto Antonietta Manco, ha collaborato sul campo l’archeologa Sandra Lo Pilato. In prima linea nella valorizzazione dell’area il sindaco Giancarlo Ruggiero e l’assessora Raffaella D’Ambrosio.
La nascita del centro di Aeclanum, fondata dalla tribù sannita degli Irpini, risale alla fine del III secolo a.C.; l’insediamento inizialmente fu dotato di una fortificazione in legno, come racconta lo storico Appiano, che fu distrutta da un incendio per volere del dittatore Silla nell’89 a.C., durante la guerra sociale. Con l’istituzione del municipium, la cinta fu ricostruita in opera reticolata: lunga quasi 2 km e con andamento irregolare, delimitava un pianoro di forma triangolare ed era dotata di almeno tre porte di accesso all’area urbana. Attraverso la porta occidentale entrava in città la via Appia.
Più tardi, all’epoca dell’imperatore Adriano, all’incirca nel 120 d.C., Aeclanum assunse lo stato di colonia con la denominazione di Aelia Augusta Aeclanum.
All’interno dello spazio urbano non è stato finora possibile individuare con esattezza tutta l’area del Foro e di molti monumenti si conoscono solo alcuni resti o esclusivamente l’ubicazione grazie al ritrovamento di iscrizioni in pietra. Del macellum, area del mercato, posto probabilmente nelle vicinanze del Foro, si conserva una costruzione centrale a pianta circolare con una vasca.
Lungo una strada basolata è visibile un’abitazione con peristilio sostenuto da colonne in laterizio, originariamente coperte di stucco. Alla stessa abitazione appartenevano anche altri ambienti con funzione di rappresentanza. In una fase successiva l’abitazione sembra cambiare destinazione d’uso, in particolare nella zona del peristilio, dove il rinvenimento durante lo scavo di una grande quantità di scorie di vetro lascia supporre la presenza dell’officina di un vetraio.
Nell’area nord-occidentale della città, su una breve altura, sorgevano le terme, databili al II sec. d.C., le cui strutture sono ancora oggi ben conservate per un’altezza notevole, che in alcuni casi raggiunge l’attaccatura delle volte. All’interno del complesso termale, nel corso degli scavi, furono rinvenute statue e decorazioni marmoree, che testimoniano la magnificenza raggiunta dal centro irpino in età imperiale.
La presenza di una basilica paleocristiana con fonte battesimale attesta, infine, il protrarsi della vita nell’insediamento urbano e l’esistenza della sede di una diocesi, che ebbe quale suo vescovo il celebre Giuliano, avversario di Sant’Agostino.
La città risulta abitata fino al VII sec. d.C.; dall’VIII secolo il sito viene menzionato con il toponimo di Quintodecimo, a ricordare la distanza di quindici miglia del centro da Benevento.