“C’è un limite oltre il quale il silenzio diventa complicità. E quel limite, oggi, è stato superato dalle parole del sottosegretario Edmondo Cirielli, candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Campania, che ha definito le polemiche avellinesi ‘polemiche paesane’. Ebbene, caro sottosegretario, chiamare ‘paesani’ i cittadini di Avellino – una città capoluogo, che ha dato i natali a uomini di Stato, a figure di rilievo nazionale e a una classe dirigente che ha sempre rappresentato con onore la politica nazionale – è un’offesa grave, un gesto di disprezzo istituzionale e politico che non può passare inosservato”.
“Avellino non è un paese, e i suoi cittadini non sono sudditi di un feudo. Avellino è una città che ha dato tanto al Paese, alla Regione, e anche al vostro stesso movimento politico, quando ancora il centrodestra significava valori, coerenza, meritocrazia e rispetto. Oggi invece assistiamo a un paradosso: chi per anni ha militato nel Partito Democratico, chi ha beneficiato di incarichi e posizioni di potere grazie al centrosinistra, chi ha costruito la propria carriera politica dentro quel mondo, viene improvvisamente presentato come “civico” nelle liste del centrodestra. Ma civico non significa trasformista. Civico non è chi cambia bandiera per convenienza. Civico è chi rappresenta la società civile, non chi si ricicla per opportunismo”.
“Il centrodestra che abbiamo costruito con sacrificio e convinzione, che ha resistito nei momenti più difficili, non può essere svenduto per accordi elettorali o per mere strategie di potere. Perché mentre il Partito Democratico candida persone che, piaccia o meno, hanno sempre fatto parte del proprio mondo politico, nel centrodestra si spalancano le porte a chi fino a ieri amministrava con logiche di sinistra, a chi ha gestito la città con metodi discutibili, a chi ha mortificato Avellino sotto il peso dell’arroganza e del disordine”.
“Siamo arrivati al punto che un esponente del governo nazionale, venuto in città per sostenere una lista “civica” costruita attorno a chi dal PD è stato allontanato, si permetta di definire ‘paesane’ le reazioni di chi, per anni, ha difeso l’onore del centrodestra in Irpinia. È una vergogna politica e morale. E mentre si parla di meritocrazia, si ripropongono spesso logiche e figure che i cittadini associano a stagioni di amministrazione caratterizzate da scelte discutibili e da una gestione percepita come poco trasparente. È questo il modello di centrodestra che vogliamo proporre? Un centrodestra che rischia di smarrire i propri valori, la propria identità e le proprie radici?”.
“Noi diciamo no. Noi che abbiamo creduto nella coerenza, nella lealtà e nella dignità delle nostre idee. Noi che abbiamo difeso la nostra città quando tutti la davano per spacciata. Noi che non accettiamo lezioni da chi arriva da Salerno a spiegarci cosa significa essere avellinesi. Perché Avellino non è ‘paesana’. Avellino è una città capoluogo, un simbolo di cultura, di intelligenza, di storia e di libertà. E se oggi qualcuno osa offenderla, è nostro dovere rispondere con fierezza”.
“Il centrodestra vero, quello che ha nel cuore Giorgia Meloni quando parla di patria, di merito, di rispetto, non può tollerare che in suo nome si offendano cittadini, militanti e dirigenti che hanno dedicato la vita alla propria comunità. Chi ci definisce ‘paesani’ non conosce la nostra storia. Chi ci chiede di votare candidati del centrosinistra travestiti da civici, tradisce i nostri ideali. E chi oggi si sente offeso ha pieno diritto di esserlo. Noi, cittadini di Avellino, non siamo paesani. Siamo avellinesi. E questa, caro Cirielli, è una differenza che dovreste imparare a rispettare”.



