Cresce l’indignazione per il contenuto delle nuove linee del Piano Strategico delle Aree Interne che condannano i territori periferici a un inarrestabile declino. E’ il paesologo e poeta Franco Arminio a commentare con amarezza quanto si legge in un documento che dovrebbe definire una strategia di rilancio ma sancisce soltanto un processo irreversibile: “Metto qui un passo di un documento ufficiale del governo. Non so se la Presidente del Consiglio o i Ministri ne siano a conoscenza. È un documento molto lungo, ma questo è un passaggio rivelatore. Alla luce di quanto è qui scritto non avrebbe alcun senso fare La luna e i calanchi ad Aliano, solo per fare un esempio. Aliano rientra come altre migliaia di comuni in questo paragrafo. Non so chi lo ha redatto. Mi piacerebbe saperlo e mi piacerebbe anche confrontarmi pubblicamente, magari in tv, magari non alle otto del mattino. Non andrò mai più a parlare di paesi alle otto del mattino. Comunque non immaginavo che si potesse arrivare a concepire vasti territori dell’Italia come un Hospice per malati terminali”
Lo scopo del Piano Strategico nazionale delle Aree Interne, si ribadisce nella premessa, è “quello di imprimere unitarietà e coerenza politica alla strategia nazionale per lo sviluppo dei territori interni, garantendo la massima sinergia tra le risorse nazionali ed europee che confluiscono in quelle aree, in raccordo con le normative e le programmazioni di settore di ciascun Dicastero. Viene rappresentata una breve sintesi della Strategia Nazionale Aree Interne, dell’ambito di intervento, degli obiettivi fondamentali e della normativa relativa all’argomento a partire dal 2014, anno in cui è stata per la prima volta presentata nel Programma Nazionale di Riforma (PNR). Quello che non convince è il riferimento, nell’Obiettivo 4, all’accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile. Si chiarisce che “Un numero non trascurabile di Aree Interne si trova già con una struttura demografica compromessa, oltre che con basse prospettive di sviluppo economico e deboli condizioni di attrattività. Queste aree non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza ma non possono nemmeno essere abbandonate a sè stesse. Hanno bisogno di un piano mirato che le possa assistere in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento in modo da renderlo socialmente dignitoso per chi ancora vi abita”.

