“Di cosa stiamo parlando? Questa è la domanda da farsi. Non c’è mai stata una discussione seria, né un confronto dettagliato sulle caratteristiche che dovrebbe avere la Piattaforma logistica di Valle Ufita. Nessuno risponde mai alla domanda: a che serve?”
Peppino Di Iorio, esperto del settore, sollecita un dibattito serio su come la Piattaforma logistica possa essere realmente funzionale allo sviluppo delle aree interne e dell’intera Campania. Propone di avviare una riflessione su come questa infrastruttura possa diventare strategica e portare ricchezza al territorio.
Allora, a che serve la Piattaforma logistica in Valle Ufita?
“Non esiste un modello di Polo logiastico adatto ad ogni realtà economica. Possiamo immaginare diversi modelli, ciascuno con le caratteristiche specifiche per rispondere meglio alle esigenze produttive e di sviluppo del territorio. Questa è la questione centrale da porre all’attenzione delle forze politiche, delle organizzazioni sindacali e del sistema delle autonomie locali. Altrimenti, la Piattaforma logistica si ridurrà a un semplice spazio di interscambio ferro-gomma, senza apportare alcun beneficio concreto alla nostra economia, al tessuto produttivo locale.”
Quale modello di Piattaforma logistica immagina per l’Irpinia?
“Partiamo dal fatto che non esiste una stazione ferroviaria di medie dimensioni che non abbia un interscambio gomma-ferro. Faccio un esempio: una grande piattaforma logistica si trova nel Veneto ed è collegata alla lavorazione del legname prelevato dai boschi della Croazia e della Slovenia. Questo materiale è lavorato nella stessa piattaforma, da cui poi viene spedito a Cantù e infine arriva alla fiera del mobile di Milano. Un’altra piattaforma si trova a Reggio Emilia: ha migliorato i collegamenti ferroviari di RFI, ma non ha apportato vantaggi significativi all’economia locale.”
E in Irpinia?
“In Irpinia dovremmo intercettare tutto ciò che sbarca nei porti di Bari, Taranto, Salerno e Napoli: latte, grano, sabbia del deserto del Sahara. Il grano, ad esempio, dal Sud viene spedito in Umbria ed Emilia, dove viene trasformato in farina, per poi ritornare al Sud. In Valle Ufita dovremmo intercettare queste merci e fare della Piattaforma logistica una prima tappa di trasformazione industriale, per poi distribuire il prodotto nel resto del Paese. Ma, ripeto: in Irpinia non si discute ancora su come e cosa debba diventare l’infrastruttura della Valle Ufita.”
Intanto sembra che ci siano ritardi nella realizzazione dell’opera…
“Sì, ritardi che definirei strumentali agli interessi di altre parti del territorio regionale e non dell’Irpinia. Infatti, poli logistici, come quelli nell’area vesuviana e a Battipaglia, sono già operativi. Lì si corre, qui siamo fermi. Se nel resto della Campania questi processi di sviluppo vengono avviati molto prima che in Valle Ufita – succede anche a causa della debolezza della rappresentanza politica irpina – la nostra provincia rimarrà indietro, rischiando di essere tagliata fuori. L’assessore regionale Antonio Marchiello, intervistato dal vostro settimanale, mi è sembrato quel tipo a cui si chiede: ‘Dove vai?’, e lui risponde: ‘Porto cipolle’”.