“Appartengo a una famiglia che è sempre stata contro e combatto ogni giorno per abbattere muri. Oggi c’è bisogno di tornare a rivendicare i propri diritti, di ritrovare la rabbia che ha permesso alle nostre madri di vincere battaglie importanti. Non è accettabile che tre persone muoiano ogni giorno sui luoghi di lavoro” A sottolinearlo l’illustratrice Sonia Maria Luce Possentini nel presentare l’albo illustrato, pubblicato da Orecchio Acerbo, scritto da Serena Ballista e accompagnato dalle sue tavole. Si intitola “Per mille Camicette al giorno” e ricostruisce l’incidente più grave nella storia industriale di New York. Tanti gli spunti di riflessione emersi dal dibattito che ha visto l’autrice confrontarsi con la libraia Consiglia Aquino, i docenti Lisa Marra e Sergio D’Onofrio e le allieve della scuola di cinema di Puck Teatrè. Punto di partenza del confronto le condizioni di sfruttamento delle lavoratrici e insieme le loro lotte per l’emancipazione.
“Un libro prezioso dedicato a tutti gli uomini e le donne morti sui luoghi di lavoro L’idea da cui sono partita – spiega l’illustratrice Possentini – era quella di portare poesia dove c’è dolore, utilizzando le immagini legate al quotidiano come accade nella Fioraia di Sarajevo. I volti sono quelli delle donne e degli uomini che incontro per strada. Sono loro ad interessarmi”. Non ha dubbi l’autrice: “L’artista non può non dichiarare il proprio tempo, altrimenti ciò che realizza è pura decorazione. Ecco perchè l’illustratore è anche un sociologo che si mette in ascolto dei bisogni dell’altro, scoprendo che sono anche i nostri. Volevo che anche le nuove generazioni comprendessero la condizione nella quale siamo stati perchè nessuno dimenticasse quanto accaduto”.
E’ la docente Lisa Marra a spiegare come l’albo sia riuscito a ricostruire quell’immaginario che le nuove generazioni non avevano, ponendo l’accento sulla dignità di queste donne che chiedono con forza il pane e le rose “Sono proprio le rose ad acquistare un valore cruciale, poichè simbolo dei momenti sottratti alla logica del profitto”. Possentini sottolinea come “Il lavoro e la bellezza camminano di pari passo, queste donne non vogliono essere capitale umano e lo gridano con forza. Anche oggi ci sarebbe bisogno di un pizzico di spirito rivoluzionario”. E si sofferma sulla scelta del colore e del bianco e nero nelle illustrazioni “Se il colore diventa presa di coscienza, capace di riaccendere il nostro cervello che vogliono addormentare, il bianco e nero si fa riferimento alle vecchie foto, invita alla riflessione, anche perchè non si può fotografare la guerra se non in bianco e nero”. Ricorda le troppe donne escluse dalla storia, dalla letteratura al mondo del lavoro “un’esclusione con cui non abbiamo ancora fatto del tutto i conti e che ancora continua in alcuni settori della società” e sottolinea l’importanza di formare le nuove generazioni “perchè abbiano il coraggio di ribellarsi sempre a ciò che non ritengono giusto”