“Il sogno è che la Biblioteca dell’Eliseo intitolata a Pasquale Stiso sia resa fruibile a tutti, che questo spazio torni ad essere cuore pulsante della città”. Lo sottolinea con forza Paolo Speranza nel corso della cerimonia di consegna dei riconoscimenti intitolati a Pasquale Stiso, avvocato, sindaco della sua Andretta, consigliere provinciale del Pc, in prima linea nelle battaglie in difesa degli ultimi ma anche poeta capace di dare voce nei suoi versi alla speranza di riscatto del Sud, all’ansia di pace e di giustizia per le terre altirpine. “La Biblioteca ospita non soltanto una parte dell’Archivio Camillo Marino ma anche libri scolastici e testi dedicati all’arte. La sua inaugurazione fu salutata da una grande folla. E’ importante che diventi davvero patrimonio della città”. Una lezione che torna a vivere nel percorso di poeti, registi, imprenditori che hanno fatto dell’arte strumento di militanza, per raccontare il nostro tempo e la possibilità di costruire una società migliore. A fare gli onori di casa insieme al critico cinematografico Paolo Speranza Carlo Tedeschi, genero di Stiso tra i coordinatori del premio e Maria Vittoria Pellecchia, direttore artistico del festival Laceno d’oro. Una cerimonia preceduta dal doveroso omaggio al visionario Camillo Marino, affidata al professore Nunzio Cignarella.
Ed è una girandola di emozioni, parole e immagini a rivivere sul palco. A ricevere il premio per la poesia Clara Spadea, anche lei avvocatessa come Stiso, capace di fare della poesia, come si legge nella motivazione “una vera, militanza di umanità. nel segno di una vibrante ricerca di sé e di umana empatia”.”La sua poesia – spiega Speranza – nasce dalla vita come quella di Stiso, vibra di autenticità e forza”. Ad impreziosire l’incontro il coinvolgimento degli studenti che hanno letto alcuni versi di Stiso.
Emozionato lo scenografo e docente dell’Accademia delle Belle Arti Gennaro Vallifuoco, premiato per la sezione dedicata all’arte, per la forte tensione innovativa e sperimentale che caratterizza la sua ricerca. Un percorso che racconta la sua “passione civile e ad un legame profondo con la terra d’Irpinia e del Sud, di cui ha saputo scandagliare l’anima antica, rappresentandola con i moderni linguaggi della pittura, della scultura, della videoarte: le realizzazioni più recenti, da Mefitis a Matres Matutae, senza dimenticare le precedenti scenografie per il Teatro “Carlo Gesualdo” e la Casa Comunale di Avellino, costituiscono l’approdo più alto e recente di un’opera in costante evoluzione e sviluppo”. Il suo ringraziamento è affidato ad un video attraverso il quale rappresenta le bellezze d’Irpinia.
Sono, invece, i figli Alfonso e Francesco e il fratello Marco a ritirare il premio speciale in ricordo di Paolo Miele “per i valori che ha incarnato durante un’intera esistenza e consegna come nobile eredità ai figli, ai suoi familiari, ai colleghi di lavoro, agli amici e a tutti coloro che hanno avuto l’occasione di conoscerlo”, espressione di una dimensione sociale del fare impresa. Sono i figli a ricordare come “Dopo la sua morte pensavamo di aver perso la rotta, l’abbiamo ritrovata grazie alla mappa dei valori che ci ha trasmesso. Tra gli ultimi insegnamenti anche l’invito a riscoprire la terra irpina”
Si carica di un valore forte, nel centenario della nascita di Franco Basaglia, anche il premio per la sezione Narrativa e Saggistica assegnato allo psichiatra Piero Cipriano “per la competenza professionale, la coerenza etica, il coraggio civile che danno autorevolezza e vigore alla sua attività e alle importanti pubblicazioni su problematiche così stringenti e sempre più attuali”. E’ Cipriano a spiegare come la lezione di Basaglia sia fortemente viva “Ho cercato di investire in nuove pratiche e di raccontarli nei miei libri, poichè ci sono tanti modi di essere psichiatra”. Lo testimonia con forza nella sua Trilogia della riluttanza in cui denuncia la sostituzione del manicomio chimico a quello fatto di mura, con Big Farma che detiene il monopolio della cura del disagio mentale “Ma la cura non si può ridurre a prescrivere pasticche da inghiottire. Di qui la sfida a cui siamo chiamati oggi, distruggere anche quel manicomio chimico”
A parlare di battaglie in difesa del Sud e dei piccoli paesi è il regista Andrea D’Ambrosio, anche lui premiato con il riconoscimento alla memoria di Pasquale Stiso “Film come Biùtiful Cauntri (Nastro d’Argento 2008 come miglior documentario), Due euro l’ora, interamente girato in Irpinia, fino ai più recenti Il sentiero dei lupi, I cilentenari, ‘A Chiana, testimoniano – si legge nella motivazione – un costante impegno artistico e civile per il Sud e le zone interne: prove d’autore che nascono dalla storia viva del Mezzogiorno, con le sue criticità e i suoi impulsi più generosi, e resteranno nel tempo, al pari di un documentario memorabile come ‘Un paese di temporali e primule’, testimonianza unica e preziosa del Pasolini friulano, a cui il “Laceno d’Oro” e “CinemaSud” si onorano di aver concorso alla sua nuova edizione”. E’ D’Ambrosio a ricordare come abbia studiato con Ettore Scola e Peppe De Sanctis alla Scuola del cinema di Roma “E’ un legame che nasce dalla passione per il cinema di Scola. Ma ho cominciato a scoprire l’Irpinia quando ho girato con Franco Arminio un documentario ‘Di mestiere faccio il paesologo’. E’ seguito, poi, un film come ‘Due euro l’ora” girato a Montemarano. Amo l’Irpinia perchè somiglia al Cilento ed è costellata di tanti piccoli paesi come quelli del Cilento che rischiano di scomparire, sono gli stessi che ho raccontato in Cilentenari”. Rende omaggio a Stiso che insieme a Scotellaro e Dolci ha saputo raccontare le terre dell’osso e ricorda il momento difficile che vive il cinema italiano a causa dei tagli del governo “Speriamo che non ci dia il colpo finale” e il regista irpino Giambattista Assanti”. Ma la cerimonia diventa anche l’occasione per ricordare le figure del giornalista Enrico Fierro, anche lui sempre al fianco del Laceno d’oro, curatore della prefazione del libro di Paolo Speranza che ripropone una vicenda di emigrazione attraverso un racconto di Pasquale Stiso “Questa è una storia vera o forse no” “Era una giovane avvocato dalla carriera promettente, – scrive Fierro – poteva avere tutto dalla vita, eppure volle spendere la sua cultura, le sue capacità, le sue tensioni civili per l’idea di un progresso fatto di giustizia ed equità. Stiso era un irrequieto, uno che non si accontentava mai, un ricercatore costante, un intellettuale aperto al mondo, pronto al confronto con chi viveva oltre i monti a Roma Milano, nelle città che in quegli anni di dopoguerra e di speranze di rinascita erano il fulcro della cultura dell’Italia che riemergeva dalle macerie”.
“Fu proprio Fierro – spiega Speranza – tra i primi a raccontare le battaglie per riconsegnare l’Eliseo alla città” Una storia, quella di Stiso, che si intreccia con quella del Laceno d’oro ma anche con quella di Franca Troisi, la cui immagine campeggia sullo schermo, ed è come se fosse davvero in sala. A lei ricorda Maria Vittoria Pellecchia è stato intitolato il premio del pubblico, doveroso riconoscimento a chi non ha mai smesso di credere nel festival. Quindi Pellecchia saluta Angela Fontana, tra le giurate della sezione Spazio Campania che racconta il corto “Due battiti” di Marino Guarnieri sul processo di consapevolezza di una donna di essere artista