Tuttavia, il Tribunale ha ritenuto che non vi fossero prove sufficienti a confermare la colpevolezza degli imputati. Secondo l’accusa, gli imputati non avrebbero mai effettivamente lavorato per l’azienda, e la frode si sarebbe perpetrata attraverso l’induzione in errore dell’Inps, che avrebbe erogato indebitamente somme di denaro a titolo di integrazione salariale, tra cui la Cassa Integrazione Guadagni (CIG) e la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego (NASPI), per un totale di oltre 10.000 euro. Il giudice Fabrizio Ciccone – accogliendo la tesi difensiva dell’avvocato Villani – ha stabilito l’assoluzione degli imputati, poiché ha ritenuto che il fatto contestato non sussistesse.