Un’esperienza su carta da immaginare musicalmente, intrecci di rime dal ritmo serrato che descrivono la società attuale con freschezza, ironia e un pizzico di irriverenza. Sono i versi di Federico Preziosi, in cui la poesia sembra mescolarsi con le sonorità rap. Nella sua raccolta “Beat su inchiostro”, Aletheia editore, presentata ieri al Godot, traccia con acume poetico 16 testi, un tessuto di impressioni repentine, schizzi di follia diluiti tra amore e odio, desideri e repressioni, dominio e liberazione. “Le liriche – sottolinea il poeta Armando Saveriano che ha sempre creduto un lui – ammiccano alla performance prestandosi alla libera interpretazione e all’adattamento, laddove i confini tra musica e poesia oggi sono sempre più labili, tra il Ginsberg dell’Urlo e dei Primi blues alla ricerca di Bob Dylan e il Kendrick Lamar di To Pimp a Butterfly”. Atripaldese, trapiantato da tre anni in Ungheria, dove insegna in una scuola, Preziosi si racconta nel segno delle sue due passioni, poesia e musica “Un giorno, scrivendo, mi sono accorto che componevo delle rime ispirato da quella musica. Non sono un rapper ma nelle mie poesie ho cercato di unirmi spiritualmente a Kendrick Lamar, i cui testi hanno, per me, un grande valore letterario. La poesia è il mio spazio di libertà, un universo che mi consente di attraversare confini e barriere. Sono convinto che esistano tante forme di poesia e alcune di queste guardano come modello alle potenzialità che offrono le sonorità. Del resto, il legame col rap è evidente fin dalla copertina con un richiamo a ‘The life of Pablo’, ultimo disco di Kanye West”. A parlare del libro, oltre all’autore, ci sarà Davide Cuorvo, vincitore del Premio Aoros 2017 per l’opera inedita “Il dolore è una vecchia contrada”.