Sceglie di ripartire dalla capacità progettuale dei giovani, dall’analisi delle politiche pubbliche per le aree interne l’associazione Give Back, con il nuovo progetto Erasmus+ YES I AM: Youth Engagement for Supporting Inland Areas Management, presentato questa mattina al Circolo della stampa. Una sfida per testimoniare che è possibile trasformare la realtà che ci circonda, che l’idea di Europa può svolgere un ruolo cruciale nella rinascita delle aree interne. Cuore del progetto, che proseguirà fino all’agosto del 2026, la “Scuola di Ruralità”, un policy lab in programma a Bagnoli Irpino e Villaggio Laceno dal 26 luglio al 1° agosto con la partecipazione di oltre 50 giovani dai 18 ai 30 anni provenienti da tutta Italia, dalla Sicilia al Veneto.
E’ Roberto Sullo, tra i fondatori dell’associazione Give Back, a sottolineare la scelta di tornare a Bagnoli per il secondo anno consecutivo ma con una nuova prospettiva. “Dopo il focus sull’imprenditoria giovanile dello scorso anno, questa edizione si concentrerà sull’analisi delle politiche pubbliche per le aree interne. I ragazzi lavoreranno su Bagnoli come caso di studio, muoveranno dall’esplorazione e conoscenza del territorio per elaborare una proposta di legge con respiro nazionale ed europeo. Vogliamo combattere la rassegnazione che troppo spesso caratterizza i nostri territori, valorizzare le competenze, dallo spirito di iniziativa alla capacità di policy building, promuovere la conoscenza del progetto Erasmus+, formare figure professionali in grado di intercettare fondi europei, strumento fondamentale per lo sviluppo dei territori. Ad alternarsi saranno focus con amministrazioni pubbliche, eurodeputati, realtà produttive e associazioni come Comuni Virtuosi, passeggiate e laboratori. Vogliamo creare una comunità di lavoro in cui ciascuno contribuisca con il proprio sguardo e le proprie idee”
E’ Alfonso Gallo a porre l’accento sulla grande attenzione rivolta da questa edizione alle nuove tecnologie, “Siamo convinti che possano diventare uno strumento importante per compensare la mancanza di infrastrutture e rilanciare le aree interne. Ne parleremo con relatori d’eccezione come Federica Tortora di Intesa San Paolo. Numerosi sono gli esempi di territori in cui emergenze sono state affrontate con l’ausilio delle nuove tecnologie e di complessi algoritmi. Ma vogliamo anche riflettere sull’etica dell’intelligenza artificiale, anticipare quelle trasformazioni che rischiano di travolgerci. Vogliamo che i giovani comprendono che possano trasformare la realtà in cui vivono, che non devono credere a chi dice loro che il destino dei paesi è segnato”.
Ad Arturo Iannace il compito di illustrare una delle modalità di lavoro per rispondere ai problemi del territorio “Una delle metodologie utilizzate sarà quella del serious game, si partirà dall’esplorazione del territorio e dall’interazione con le persone del luogo per elaborare soluzioni possibili. L’idea è quella di una contaminazione tra le esperienze di chi vive sul territorio e le esperienze dei partecipanti”. Inevitabile il riferimento alle politiche legate alle aree interne. Sullo parla di segnali positivi “legati innanzitutto al capitale umano e sociale di questi territori, alla capacità di fare rete e stabilire connessioni tra comunità locali e resto del paese e dell’Europa, superando i confini ristretti del paese. La dialettica e il confronto possono essere la carta vincente”. Più critico Gallo che sottolinea come “I tagli negli investimenti legati alle aree interne non fanno ben sperare, anche le tante polemiche legate al paragrafo 4 della Strategie Aree Interne rischiano di alimentare un dibattito fine a sè stesso senza tradursi in interventi concreti, E’ fondamentale, invece, riflettere sugli sforzi messi in atto e sui risultati raggiunti per comprendere se le progettualità sono state efficaci. Al tempo stesso, bisogna acquisire consapevolezza che problematiche così complesse hanno bisogno di tempo per essere affrontate e risolte. I nostri laboratori diventano, infine, strumento per incoraggiare i partecipanti a riflettere sul loro progetto di vita, a partire dalla consapevolezza che vivere nei piccoli centri può comportare delle difficoltà ma offre anche opportunità preziose, a patto che siano garantiti servizi e infrastrutture. Chi vive in un piccolo borgo deve sentirsi innanzitutto cittadino d’Europa e molteplici sono le opportunità offerte a tutti i cittadini europei”. Sulla stessa linea Iannace “Tantissimi sono i convegni dedicati alle aree interne ma l’impressione è che pochi siano gli interventi messi in atti, fatta eccezione per qualche idea di albergo diffuso che insiste sul concetto di turismo. L’emergenza legata ai piccoli paesi appare più un tema da cavalcare come spot che l’espressione di una vera volontà politica. Anche l’idea di un assessorato legato alle aree interne lanciata da qualche candidato alle regionali può funzionare solo se diventa uno strumento di comunicazione tra aree costiere e aree interne, se si fa spazio di ascolto dei territori non una trovata elettorale per avere consensi”
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