Con la morte di De Mita si è chiusa definitivamente un’epoca che ha visto l’Irpinia laboratorio di idee politiche. Con Sullo, De Mita, Mancino, Bianco, Gargani la storia della democrazia cristiana è stata scritta anche in Irpinia. Insieme a questi grandi hanno operato nella nostra provincia anche esponenti di rilievo nazionale di altri partiti, dal PCI alla Monarchia di Covelli, ai repubblicani ed ai liberali, interpretando la politica come analisi dei problemi e relative soluzioni per il bene collettivo, sempre “ragionando di politica”. Ora quella fase è passata alla storia e, con la fine della prima repubblica, è finita anche l’ideologia e la trasformazione dei partiti in soggetti pigliatutto guidati da un capo, personalizzandosi. Con l’ideologia sono finite anche le idee e grazie a Berlusconi, che la storia dirà quanto sia stato nefasto per l’Italia, la politica si è “mercatizzata . Oggi si nutre di sola comunicazione, propaganda, impulsi del momento, sondaggi. Infine con i social i i partiti sono andati dissolvendosi e le cose si fanno senza un minimo di progettualità, di organicità, di interesse collettivo. Gli esempi si sprecano e lo stesso capoluogo le opere fatte non hanno alcun costrutto. Il mercatone, il tunnel sotto piazza libertà, la stazione dei pullman, il centro per l’autismo gridano vendetta al cospetto di Dio. La politica sul territorio e in campo nazionale è finita in mano a quattro cialtroni analfabeti contro i quali il buon senso, la competenza e la serietà di pochi, valgono zero.
Sullo amava dire di essere l’uomo delle case che nascono dalle idee. Oggi non si fanno le cose perché non ci sono idee e, pertanto, si preferisce vivere alla giornata facendosi condizionare dai sondaggi. Ci si è affidati all’uomo della provvidenza che faceva dell’anti politica (il teatrino della politica!) il suo credo inquinando con i pensieri, le opere ed il personale comportamento l’intero sistema che, sotto la sua guida ha cominciato a sbriciolarsi continuando, poi, la sua corsa irrefrenabile verso il degrado culturale e morale del Paese.
Dopi di lui il decadimento è andato sempre peggio. Hanno avuto effimero successo i partiti/ movimenti protestatari come il M5S (rivolteremo il Parlamento come un calzino!) ed ora i partiti che si ispirano ai populismi più elementari ed irrazionali, prima la Lega di Salvini ed ora Fratelli d’Italia della Meloni che sfrutta la sua popolarità con il fatto di essere una donna: la prima donna premier come se il sesso fosse un elemento in più nella conduzione dello Stato.
Con queste premesse è stato naturale una progressiva disaffezione verso la politica, prima con l’indifferenza, poi con l’estraniarsi dal voto. Oggi i non voto sono diventati il primo partito d’Italia. Secondo Demo polis, l’istituto diretto da Pietro Vento, ci sarebbero 5 milioni in più di astenuti rispetto alle scorse elezioni politiche del 2013. I non voto si atterebbero sul 37%, percentuale mai raggiunta finora, che arriva al 47% nei giovani al di sotto dei 25 anni. Diciassette milioni di elettori italiani diserterebbero le urna. L’astensione colpirebbe tutte le regioni ma in modo particolare quelle meridionali. Quello dei non voto è il primo partito, con quasi il doppio di voti del PDI.
Secondo la maggioranza degli intervistati da Demo polis la politica non sarebbe in grado di incidere sulla vita e sul futuro dei giovani nel nostro Paese. Non pochi sono gli arrabbiati e quelli che non credono più nel sistema. Tutti ritengono che non vale la pena votare perché il loro voto non conta nulla in quanto è stato loro sottratto il diritto di scegliere il proprio candidato che non risponde più ai suoi elettori ma solo al capo del partito che lo ha designato. Con queste premesse capovolgere il comportamento dei partiti, riportandoli ai canoni della Costituzione, è impresa da giganti!
di Nino Lanzetta