In Campania le ecomafie premono sempre di più sull’acceleratore e fanno affari d’oro.A dimostrarlo è l’aumento dei reati ambientali che nel 2024 salgono a 6.104, registrando +23% rispetto al 2023, con una media di 16,5 reati al giorno, dati che confermano la Campania leader nazionale.
Maglia nera per la provincia di Napoli con 2313 reati, terza Salerno con 1321. A tracciare un quadro di sintesi è il nuovo report di Legambiente “Ecomafia 2025” presentato oggi a Roma insieme ad un pacchetto di 12 proposte per contrastare le illegalità ambientali e rafforzare norme e controlli.
In questi trent’anni a spartirsi la torta in Campania, insieme ad imprenditori, funzionari e amministratori pubblici collusi, sono stati circa 230 i clan attivi in tutte le filiere analizzate da Legambiente. La Campania si conferma maglia nera a livello nazionale in tutti i cicli dell’ecomafia, da quello dei rifiuti al cemento illegale. La regione si conferma al primo posto come numero di reati contro l’ambiente (6.104 pari al 15% del totale nazionale), con un aumento delle persone denunciate (5.580), delle persone arrestate (50), e dei sequestri effettuati (1431). A livello provinciale Napoli con ben 2.313 reati, si conferma al primo posto, seguita da Bari, che sale dal terzo al secondo posto (1.526) e da Salerno (quinta nel 2023) con 1.321 illeciti penali. Scende dal podio e si ferma al sesto posto Avellino (906).lmeno due reati al giorno. E’ il dato che emerge dal Rapporto Ecomafie 2025 riguardo alla provincia di Avellino.
Almeno due reati al giorno. E’ il dato che emerge dal Rapporto riguardo alla provincia di Avellino. Il report di Legambiente consegna, anche se la provincia di Avellino resta tra le prime dieci in Italia, un dato rassicurante, ovvero che la provincia di Avellino era seconda solo a Napoli. I numeri restano alti ma fanno piazzare l’Irpinia al sesto posto nella classifica dei crimini ambientali. AIl report di Legambiente consegna, anche se la provincia di Avellino resta tra le prime dieci in Italia, un dato rassicurante, ovvero che la provincia di Avellino era seconda solo a Napoli. I numeri restano alti ma fanno piazzare l’Irpinia al sesto posto nella classifica dei crimini ambientali.
C’è poi la corruzione negli appalti pubblici, con particolare riferimento alla dimensione ambientale: dal 1° maggio 2024 al 30 aprile 2025, Legambiente ha censito 88 inchieste giudiziarie su fenomeni di corruzione connessi ad attività con impatto ambientale (+17,3% rispetto allo scorso Rapporto), che vanno dalla realizzazione di opere pubbliche alla gestione di servizi, come quelli dei rifiuti urbani e la depurazione. A guidare la classifica per gli arresti eseguiti, ben 96, è la Puglia, mentre la Campania si colloca al secondo posto (77), seguita dalla Lombardia (61).
I dati di Ecomafia e gli straordinari contributi di analisi elaborati da tutte le forze dell’ordine, dalla Direzione investigativa antimafia, dalle Capitanerie di porto, dall’Agenzia delle Dogane e dei monopoli e dall’Ispra – commenta Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio nazionale Ambiente e legalità di Legambiente – testimoniano, insieme alla forte pressione sulle regioni del Mezzogiorno, una distribuzione capillare dell’illegalità ambientale lungo tutto lo Stivale. A ciò bisogna aggiungere la crescente pervasività delle mafie e quella della corruzione negli appalti pubblici, che rappresentano sempre più una minaccia significativa non solo per l’economia, ma anche per il tessuto sociale e democratico del Paese, oltre a minare l’integrità e l’efficienza della spesa pubblica. Per contrastare gli ecocriminali e la loro vera e propria arroganza, servono interventi decisi: ai risultati positivi prodotti fino ad ora dalla legge 68 n. 2015 sugli ecoreati, bisogna far seguire nuovi strumenti per contrastare anche le agromafie, a cominciare dal mercato in crescita dei pesticidi illegali, e l’abusivismo edilizio, altra piaga del paese, rafforzando il sistema dei controlli ambientali, in modo omogeno su tutto il territorio nazionale”.