Restituire a Libero Pastorelli, a cento anni dalla nascita, un ruolo di primo piano nella storia dell’arte irpina e campana. E’ il senso del confronto promosso dall’associazione “Insieme per Avellino”, tenutosi ieri al Circolo della stampa. E’ il figlio Libero a sottolineare l’amarezza per la scelta da parte della parrocchia di San Francesco alla Ferrovia di rimuovere la Via Crucis realizzata dal padre, in attesa che l’opera si trasferita nel chiostro della chiesa. “Mi preme – spiega Libero – che la sua opera non sia dimenticata, che gli si restituisca l’attenzione che merita, che l’Irpinia gli renda il giusto omaggio”. Mentre si leva con forza la richiesta che gli sia finalmente intitolata, dopo il via libera delle passate amministrazioni, una strada cittadina. A confrontarsi con il figlio dell’artista, moderati da Luca Nacca, la professoressa Elsa Maria Nigro vice presidente di Archeoavellino Archeoclub, le docenti della scuola “Leonardo Da Vinci” di Avellino Antonella Ferrante e Rosa Campanile che hanno realizzato un percorso dedicato all’artista, Fiorentino Vecchiarelli presidente dell’Accademia dei Dogliosi – Avellino – e guida turistica, Pasquale Matarazzo curatore di un video dedicato a Pastorelli, Enzo Mazzeo presidente della Pro Loco Castellese Castelbaronia.
È Matarazzo a sottolineare il valore dell’arte di Pastorelli che chiunque può ammirare in giro per la città, fuori o dentro i palazzi, nelle chiese e nei musei, a partire dai suoi presepi. “La sua ceramica – prosegue Matarazzo – era ricerca dei colori e delle forme, andava al di là di convenzioni e forme già viste. A lui va il merito di aver sdoganato la ceramica e averla sviluppata al meglio. A 11 anni dalla richiesta di intestargli una strada, penso sia venuto il momento di attribuire il giusto merito a un uomo che ha dato una fisionomia inconfondibile ai palazzi di Avellino. Si finisca di fare politica anche con l’intestazione di una strada. Tanta amarezza per la decisione della Chiesa di San Francesco di spostare la via Crucis per una nuova collocazione in un atrio aperto”.
E’ la professoressa Elsa Nigro a sottolineare la carica innovativa della sua arte, che diventa espressione della interiorità dell’artista. Una capacità di essere innovatore che si affianca alla grande umanità che contraddistingueva Raro, come evidenziato dalle testimonianze dirette della professoressa Gaetana Aufiero o della stessa Franca Troisi, che nutriva grande ammirazione per lui. Prezioso il lavoro a lui dedicato dalle docenti della da Vinci Antonella Ferrante e Rosa Campanile, con la supervisione del dirigente Vincenzo Bruno, così da trasmettere la memoria dell’artista ai propri studenti. “Proprio lo spazio del laboratorio di ceramica – ha spiegato Nigro – può svolgere un ruolo importantissimo nelle scuole di ogni ordine grado, così come negli istituti di detenzione, facendosi strumento di espressione della creatività e di inclusione”. Vecchiarelli ha ricostruito la storia dell’arte della ceramica dal Medio Evo ai nostri giorni, lanciando l’idea di un tour sulle tracce dell’artista Pastorelli, dai palazzi della città al Museo, per i tanti appassionati di un turismo legato all’arte.
Un incontro che è stato anche l’occasione per porre l’accento sulla ricca produzione di Pastorelli. Dai presepi in ceramica, alcuni dei quali esposti al Carcere Borbonico ai bassorilievi che si possono ammirare nell’Ente Nazionale Sordomuti di Roma, fino al San Francesco nel convento dei Cappuccini, nel suo laboratorio di via Derna Raro, Pastorelli, toscano di nascita ma irpino d’adozione, creava manufatti e opere d’arte, capace di fondere l’ispirazione artistica con la perfezione tecnica.