Un governo che fatica ad imporsi presso l’opinione pubblica e che non trova un filo comune. L’analisi può apparire impietosa ma è la più gettonata tra i commentatori politici. Un esecutivo che da quando è nato non è mai riuscito a decollare e che si trova sempre al centro di polemiche interne nate cioè da dichiarazioni dei soci della maggioranza. Adesso che accanto ai litigi quotidiani c’è un problema enorme da affrontare come il caso Ilva la tenuta del governo è ancora più a rischio. Ci sono 15mila posti in pericolo e un punto e mezzo di Pil appeso a Taranto e alla possibile chiusura della seconda acciaieria europea. Una questione che non può essere legata ai ribelli dei cinque stelle guidati dalla senatrice Barbara Lezzi ex ministro proprio del Sud. Il salvataggio dell’Ilva è però solo l’ultimo esempio di un esecutivo che se vuole proseguire deve cambiare la sua rotta e dare un senso alla sua azione. Il suo obiettivo non può essere quello di fermare l’ascesa di Salvini anche perché da quando è nato il Conte 2 non solo la Lega ma tutto il centrodestra cresce nei sondaggi. Una navigazione dunque senza un preciso orizzonte è destinata al fallimento. Il principale problema del Conte 2 è identico a quello del Conte 1. I soci della maggioranza puntano solo sul guadagnare consensi a scapito degli alleati. E’ successo tra Salvini e Di Maio e si sta ripetendo tra Cinque Stelle, Italia Viva e PD. Da due partner a tre la concorrenza politica è aumentata e la capacità di governo è diminuita. Il punto però, come ha scritto per esempio Antonio Polito, è che nessuno dei partner di governo può davvero sperare di ergersi vincitore sulle macerie dell’esecutivo. Ma per evitare il disastro bisogna che le cose cambino radicalmente. Andare avanti impone a tutti di mettere in comune le proprie idee senza sospetti e avarizie politiche. Dopo la manovra economica occorre insomma dare vita ad un programma da vera alleanza di governo altrimenti ha ragione Salvini a chiedere le elezioni anticipate. Vivacchiare per arrivare all’elezione del prossimo Presidente della Repubblica non è possibile nelle condizioni attuali. La partita per il Quirinale è troppo lontana e Salvini da abile giocatore ha già detto che è pronto a votare Draghi per rassicurare l’Europa e i mercati. Occorre quindi un’altra spinta per rilanciare l’azione asfittica del governo. Scrive Ezio Mauro che “un’alleanza tra diversi è possibile in certi fasi della politica. Purchè la si sappia spiegare, giustificare, indirizzare verso un minimo di scopo, un abbozzo di visione, un qualunque significato, una ragione se non una missione. Se non c’è almeno qualcosa di tutto questo, è inutile l’accanimento, la sopravvivenza giorno per giorno affidata all’estemporaneità delle trovate e alla casualità delle imboscate, alle rincorse demagogiche, alla concorrenza interna, perché almeno due soci su tre non intendono ammettere che la destra è l’avversario e preferiscono cercarlo nell’alleato”. Salvini dall’angolo è uscito rapidamente ha riconquistato rapidamente la scena e si gode dall’opposizione lo spettacolo di una maggioranza divisa. A rimetterci in questo quadro è però il paese che paga le conseguenze di una fragilità permanente soprattutto quando manca una identità condivisa. L’Ilva in fondo rappresenta proprio questa mancanza di fare sistema. Il problema è sbloccare un Paese fermo e creare le condizioni generali e specifiche affinchè le imprese nazionali oltre a quelle straniere investano in Italia e per riuscirci serve un clima di stabilità politica e di certezze normative. Il rebus Taranto da risolvere è la sfida quindi del Paese e di questo governo mentre sulla sua azione si allungano sempre di più le ombre di una possibile crisi.
di Andrea Covotta