Mettersi in riga con la nomenclatura. E’ il messaggio della segretaria Elly Schlein ai suoi. A Napoli come ad Avellino.
Rifare il centrosinistra iniziando dal deluchismo. Alle regionali d’autunno, al governatore Vincenzo De Luca si affiancano gli schleiniani, i progressisti a 5stelle, la Sinistra e una parte dei moderati renziani e non.
La grande novità è Roberto Fico candidato alla presidenza della Regione, un 5stelle distante anni luce dal governatore uscente. De Luca bocciato dalla Corte Costituzionale, che ha cancellato il terzo mandato, non è stato candidato ma non si è defilato. Per niente.
Chiede una congrua buonuscita: posti in giunta, candida una lista, “A testa alta”, così da ritagliarsi una fetta di potere consistente in consiglio regionale. Soprattutto De Luca ottiene la segreteria regionale del Pd per il figlio Piero. In Campania ci sono due De Luca che contano e un Pd deluchiano più che mai. Basti pensare che prima del commissariamento affidato al senatore Antonio Misiani, la candidata unitaria al Pd regionale era Rosetta D’Amelio. Una deluchiana sì, ma ben altra cosa, anche per un fatto di immagine, o meglio di propaganda – è per il governatore mettere alla guida del partito regionale suo figlio Piero.
Schlein, che aveva dichiarato guerra a cacicchi e capibastone, cede al pressing logorante del governatore, entra a pieno titolo in quel sistema che avrebbe voluto, che ha promesso, di smantellare.
Nel centrosinistra della Campania e non solo la rivoluzione politica che Schlein ha annunciato non si vede ancora. C’è stata solo una rivolta politica, poco prima e subito dopo il congresso nazionale pd. Niente di più. Schlein scende a compromessi con l’apparato, fa i conti con la politica, sceglie la realpolitik alle regionali, aspettando le politiche. Perché una cosa è dire sul serio, altra cosa è fare sul serio.
Avellino è un esempio di come Schlein ha cambiato nulla. In Irpinia, alle Regionali nel centrosinistra i riferimenti politici campioni del consenso sono gli stessi del 2020, quando De Luca era leader indiscusso, vincente già prima del voto. Difficile fare diversamente. Sarebbe stato rischioso, una sconfitta. Non si potevano non ricandidare gli uscenti, è vero.
E’ la dimostrazione che da De Luca o meglio dal suo sistema di potere non si può prescindere.
In Irpinia ci sono frizioni interne al Pd di via Tagliamento che non cambieranno comunque il risultato. Se non sarà pacifico per i dem mettersi insieme in una lista convintamente unita, non c’è dubbio che la maggioranza del partito è pronta a seguire il consigliere regionale uscente Maurizio Petracca.
Che ha dalla sua un bel po’ di preferenze personali e ha il simbolo dem, ha un partito: un seggio sicuro.
Per il consigliere regionale Petracca il verdetto delle urne potrebbe essere deludente ma non sarà inconcludente. Perché anche se lo scontro tra la segreteria di Nello Pizza e l’area Schlein più altri pezzi del Pd irpino è irriducibile, gli schleiniani e chi è contro Petracca non potranno non votare Pd.
Nessun problema per i deluchiani. Andando oltre il Pd, è lo stesso. Anzi il primo eletto alle regionali potrebbe essere Enzo Alaia, consigliere regionale uscente, presidente della commissione regionale sanità della Campania, esponente di Italia Viva, deluchiano di ferro. Candidato, si dice, con Casa riformista, Alaia ha ottenuto carta bianca dal centrosinistra di Fico e di De Luca: ha piena agibilità politica nella scelta dei candidati della sua lista.
Come Petracca è con un piede – se non due – a Santa Lucia. E infine, c’è la lista di De Luca: “A testa alta”. I candidati irpini, per il momento, sarebbero Carlo Iannace, ex consigliere regionale e medico di grande popolarità, e Antonello Cerrato, consigliere comunale e provinciale: due deluchiani doc.
Il governatore può stare tranquillo: in Irpinia ha già vinto. Schlein ad Avellino non l’hanno vista arrivare.
Aspettando le politiche, il centrosinistra della segretaria è da rifare.