Vincenzo De Luca ci ha pensato per tempo: non si fida di Elly Schlein, sa bene che alla fine la candidatura alla Regione con il centrosinistra non è ipotesi da escludersi perentoriamente, ma neppure da tenere troppo in considerazione.
E seppur il governatore non torna più sulla questione terzo mandato pare che non voglia rinunciare al tris, a candidarsi dentro o fuori da campo largo. Ecco che allora serra le file e chiama i suoi a raccolta. Oggi, sul tavolo mette i sei miliardi e mezzo di Fondi di sviluppo e coesione: soldi da capitalizzare in termini di consenso.
Soprattutto, per non farsi trovare impreparato, De Luca, dicono i bene informarti, già prova a immaginare una compagine elettorale moderata formata dai suoi fedelissimi, composta da chi è disposto a seguirlo, ad esempio dai centristi campani di Italia Viva e dagli Azionisti presenti in consiglio regionale, dai “capibastone” sul territorio, i porta bandiera delle liste del Presidente.
Il governatore sa di poter mettere insieme una coalizione competitiva, potendo contare sulla forza del suo apparato che occupa capillarmente significative postazioni di potere su tutto il territorio regionale. Poi se magari De Luca deciderà di trattare con Schlein, con il resto del mondo progressista, si vedrà. Se ci fosse una spaccatura, se il governatore andasse da solo, sarebbe per il centrosinistra un terremoto politico che potrebbe far vincere il centrodestra. De Luca non vuole farsi carico di una tale responsabilità. Ecco, perché l’autocandidatura di Sergio Costa non dispiace allo Sceriffo di Salerno: ora tocca al Pd dire che ne pensa. Si vedrà se si tratta di una cosa seria.
Il vicepresidente della Camera, ex ministro dell’Ambiente, esponente di punta dei 5stelle, si è mostrato convinto: “Io come tutti i politici sono a disposizione della mia Regione, ma non alzerò mai la voce, non farò mai a sgomitate per una funzione che deve nascere dal basso. Se questo ruolo lo si vuole dal basso – dice – è ovvio che qualsiasi politico come me sarebbe onorato, altrimenti vado per la mia strada tranquillamente”.
Costa parla a margine della “Fiera del Libro di Napoli, Ricomincio dai Libri” all’Archivio di Stato di Napoli.
Ricorda anzitutto le sue credenziali: “Ho una mia storia personale da ex ministro e da Generale dei Carabinieri, per cui se il territorio e la politica del territorio ritengono che sia utile ci sono, altrimenti proseguirei la mia vita”.
Riconosce comunque l’impegno di De Luca su alcune questioni, come ad esempio per la crisi rifiuti: “Furono anni durissimi – ricorda Costa – ma adesso ci sono due salti di qualità”.
Ed ecco il programma: “Il primo è di mettere in sicurezza il territorio dal punto di vista ambientale per arrivare alle bonifiche, facendo della Terra dei Fuochi siti di interesse nazionali”.
Oggi – continua – bisogna dare una risposta a circa 2,5 milioni di cittadini su 6 milioni di campani, quindi il 40%, che aspetta le bonifiche ambientali in territori con malattie insorte nelle famiglie”.
Altro punto sono le rinnovabili: “Accettando la sfida di individuare velocemente le aree idonee che non siano solo dismesse ma dove insieme a un soggetto produttivo, agricolo o industriale, e ovviamente con il consenso dei cittadini, si possa fare sviluppo delle fonti rinnovabili. Abbiamo il sole e il vento e faremmo passi avanti. L’energia oggi ha un costo nella produttività di oltre il 30%, arrivare al 15% significa ottenere un risultato economico e trovare più lavoro per i nostri giovani qui in Campania”. Ed adesso la parola passa al Pd.