Uno, tanti, nessun Pd. Nella vicenda delle elezioni regionali si intrecciano la lotta per la segreteria nazionale del Pd, i contrasti locali per la scelta delle candidature e, soprattutto. la strategia, quasi referendaria nel Pd, all’insegna di “Schlein si. Schlein no” nella costruzione del futuro partito. Fa rumore e non poco il caso Campania dove si naviga a vista tra le pretese di Vincenzo De Luca, non più ricandidabile dopo la bocciatura del terzo mandato da parte della Consulta, e le difficoltà di intesa sulla candidatura dell’ex presidente della Camera, il pentastellato Roberto Fico. Ma i dolori non sono solo nel Pd e nel centrosinistra o campo largo. Contrasti notevoli serpeggiano anche nel centrodestra che come in Campania, continua a sfogliare la margherita tra la candidatura di Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno (decisamente fermo a non volersi candidare per governatore) e la ricerca di una donna proposta da Fulvio Martusciello, pro-console di Forza Italia nella regione.
E poi, sempre nel centrodestra c’è il Veneto con Zaia che scalpita e la fronda leghista che ha voglia di rinnovamento. Fratelli d’Italia permettendo. Si può dire, in sintesi, che la riscoperta del ruolo e del potere regionale rappresenta la grande novità di questo appuntamento elettorale.
Esaminiamo la vigilia elettorale in ogni singola regione chiamata a rinnovare i propri organi.
FIBRILLAZIONI
NELLE MARCHE
I cittadini della prima regione che si recheranno alle urne saranno i marchigiani. Seggi aperti a fine mese nei giorni del 28 e 29 settembre. Qui le fibrillazioni sono contenute. Il centrodestra ha già definito il proprio assetto delle candidature promuovendo Francesco Acquaroli, governatore uscente di Fratelli d’Italia, che sembra avere il vento in poppa grazie ad una forte intesa con il governo nazionale. A lui si contrappone per il centrosinistra d’intesa con il M5s, Matteo Ricci, ex sindaco di Pesaro, attuale europarlamentare su cui è caduta le tegola di Affittopoli. Finirà così ? L’interrogativo è d’obbligo considerato che potrebbe, proprio per effetto dello scandalo, esserci un ripensamento degli alleati del Pd. La polemica è ancora nel vivo.
VENETO:
LE PRETESE
DELLA LEGA
Il discorso resta aperto in Veneto, regione rivendicata dalla Lega. Il nome più forte è quello del giovane vicesegretario del Carroccio, Alberto Stefani. Il governatore uscente Luca Zaia intende presentare una lista con il suo nome, ma Fdi e Fi continuano a opporsi. Intanto, si attende un vertice tra i leader della coalizione, previsto entro la fine del mese, che tuttavia potrebbe non essere risolutivo.
OCCHIUTO IN CALABRIA
Non meno delicata è la situazione nella Regione Calabria che segnerà il secondo appuntamento elettorale che si svolgerà tra il 5 e il 6 ottobre.
Qui si tratta di un anticipazione del voto in seguito alle dimissioni del presidente uscente Roberto Occhiuto, di Forza Italia che ha lasciato l’incarico, coinvolto in un caso di corruzione. Occhiuto ha già chiarito che si ripresenterà governatore per un ulteriore mandato con una lista che manterrà nel simbolo di Forza Italia il suo nome. Potrà contare sul sostegno della coalizione di centrodestra. La novità è rappresentata da una lista dei piccoli comuni calabresi che avrà carattere del civismo. Anche nel centrosinistra c’è fermento. Pasquale Tridico, eurodeputato del Movimento 5 stelle ed ex presidente dell’Inps, ieri ha sciolto la riserva ed ha annunciato la sua disponibilità a candidarsi per la coalizione progressista alla presidenza della Regione Calabria, con il sostegno del Pd. Italia viva sta riflettendo.
FUOCO AMICO IN PUGLIA
Scontro duro nel centrosinistra nella regione della Fiera del Levante. L’europarlamentare Decaro, ex sindaco di Bari, vuole discontinuità rispetto al modello dell’ex governatore Emiliano. Anche Nichi Vendola, ex governatore, candidato ora in Consiglio regionale, denuncia la contesa tutta interna al Pd e alle sue ragioni politiche.
MODERATI DIVISI
IN TOSCANA
In Toscana il centrodestra dovrebbe affidarsi ad Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia, che da mesi lavora per allargare la coalizione. Il suo nome è stato proposto da Fratelli d’Italia, che considera la scelta ormai “chiusa”. Favorevole anche la formazione di Maurizio Lupi, Noi Moderati, secondo la quale Tomasi “può attrarre voti”. Resta invece più cauta Forza Italia, che non ha ancora sciolto le riserve. Intanto Eugenio Giani firma il patto elettorale con il Movimento 5 Stelle. C’è pure Avs. Si dividono però i moderati. Da una parte la lista Avanti con Giani, il progetto politico che vede riuniti Azione, +Europa, Pri e Psi, dall’altra Italia Viva.
CAMPANIA, CASO DE LUCA
Non ancora definita la data del voto. De Luca, governatore uscente, ha avviato da tempo trattative per una intesa nel centrosinistra. La spaccatura con la segretaria nazionale è netta. La richiesta di far eleggere il figlio Piero De Luca, parlamentare del Pd . ha determinato una forte ribellione nel Pd, soprattutto perchè i tempi per lo svolgimento del congresso regionale del Pd sono stretti e non sarebbero adeguati per risolvere una questione delicata che vede da anni il commissariamento del partito. Il braccio di ferro potrebbe concludersi senza intesa sulla candidatura di Roberto Fico e la presentazione di liste autonome di De Luca in contrasto con il PD. Decisive le prossime settimane.