Elly Schlein ha dimostrato una leadership piuttosto debole nella contrattazione per la scelta dei candidati alle Regionali. Ha spesso subito le imposizioni degli alleati e a volte anche da parte degli stessi dem.
Ad esempio in Toscana (si vota il 12 e 13 ottobre) Schlein ha dovuto accettare la ricandidatura di Eugenio Giani.
Ma sopratutto, in Campania la segretaria nazionale è scesa a patti con Vincenzo De Luca, “cacicco e capobastone” ante litteram, unica soluzione per tenere unito il Campo Largo e dare una possibilità a Roberto Fico, esponente 5stelle, candidato alla presidenza della Regione.
De Luca ha già ottenuto una mezza vittoria.
Il governatore è riuscito a piazzare il figlio Piero, deputato dem, alla guida del Pd regionale.
De Luca si è ripreso il partito senza combattere. Del resto non poteva correre per il terzo mandato. Ad impedirglielo non è stata Schlein ma la Corte costituzionale, che con la sentenza numero 64 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 1 della legge della Regione Campania numero 16 del 2024.
Intanto De Luca ha preparato una lista per le regionali: “A testa alta” e si prenderà una fetta di consiglio regionale e qualche posto in giunta. Sarà comunque determinante.
Sandro Ruotolo, europarlamentare del Pd e coordinatore della mozione Schlein in Campania, la vede a modo suo: “Grazie a Schlein l’era De Luca si è finalmente conclusa, con il suo netto no a un terzo mandato: tanti segretari del Pd ci avevano provato prima di lei, inutilmente”, ha detto Ruotolo in un’intervista della settimana scorsa al Fatto Quotidiano.
Ma Schlein guarda avanti, molto avanti: pensa alla coalizione, a puntellare il Campo largo, a far vincere il centrosinistra alle Regionali e poi magari a vincere alle Politiche, sacrificando il partito oggi per il bene di un progetto politico, secondo la segretaria, benefico per il Paese.