Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera, oggi, al decreto legge per l’Election day che fissa le elezioni europee all’8 e 9 giugno con possibilità di accorpare amministrative e regionali. Con il provvedimento cambiano anche i limiti per i mandati ai sindaci dei piccoli comuni: tra 5mila e 15mila abitanti si potrà arrivare al terzo mandato, sotto i 5mila viene eliminato il limite. Per le città superiori ai 15mila abitanti e per le Regioni resta il vincolo dei due mandati che non potrà essere superato. E per questo gli spazi per aprire al terzo mandato dei governatori sono ridotti al lumicino.
Eppure nel 2025 vanno a votare oltre al Veneto di Zaia e alla Liguria di Toti, l’Emilia Romagna di Bonaccini, la Puglia e la Campania dei dem Michele Emiliano e Vincenzo De Luca. Ecco che le carte dei favorevoli e dei contrari al terzo mandato si mischiano. Elly Schlein, ad esempio, è contraria: la segretaria dem ha Vincenzo De Luca da stoppare, che è alla fine del secondo mandato. Meloni vuole accaparrarsi il Veneto con un proprio candidato post Zaia e, approfittando delle divisioni dei progressisti, di insediare Fratelli d’Itala in più territori. Mentre contrario al terzo mandato è anche il leader di Forza Italia, Antonio Tajani.
“Aprire al terzo mandato – spiegano dai corridoi romani di Fratelli D’Italia- vorrebbe dire concederlo anche agli attuali presidenti di Campania, Emilia Romagna e Puglia, e dunque rischiare di perdere, e tanto, le prime due: Bonaccini e De Luca potrebbero vincere a man bassa…”
Il limite al mandato dei sindaci e dei governatori è incostituzionale, limita la sovranità popolare”, dichiara il vice presidente della Conferenza delle Regioni e presidente della regione Puglia, Michele Emiliano: “ad esempio il governatore Zaia che non è della mia parte ed è amatissimo e gli si dice ‘no mi dispiace sennò diventi troppo potente…ma che ragionamento è?”.
“Sono favorevole”, ribadisce di essere favorevole al terzo mandato per i Presidenti di Regione anche il presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga: “Non solo sono favorevole – spiega Fedriga – ma dico anche che è alquanto particolare che a oggi un presidente del Consiglio, che non ha l’elezione diretta dei cittadini ma è deciso da un nucleo ristretto, che sono i parlamentari, sulla carta può essere eletto a vita. Mentre dove c’è l’elezione diretta, ovvero tutta la base elettorale di una regione in questo caso, può decidere al massimo due mandati. Di solito la ristrettezza del numero di mandati si ha quando c’è un nucleo più piccolo che decide perché più facilmente condizionabile, non dove c’è la comunità generale”.
Fedriga ha poi sottolineato che introdurre il terzo mandato “non vuol dire che chi si candida venga eletto per forza. Inoltre non è neanche detto che una coalizione confermi chi ha già fatto due mandati. Penso al Molise: dopo un mandato, la coalizione e il candidato hanno cambiato la proposta”. In generale, conclude Fedriga, “penso che limitare la possibilità di scelta dei cittadini non sia corretto”.