Arriva dall’associazione Apple Pie un amaro commento sulla mancata approvazione dalla commissione parlamentare italiana alle politiche europee della proposta di regolamento europeo da parte dell’Ue per far sì che i bambini registrati come figli di una coppia in uno Stato membro possano essere riconosciuti come tali in qualsiasi altro Paese comunitario,
“La libera circolazione, sancita dal diritto europeo – scrive Apple Pie – prevede già che la filiazione accertata in uno Stato membro sia riconosciuta in tutti gli altri Stati UE per alcuni scopi, ma così non è per i diritti conferiti dal diritto nazionale. In molti casi, per ottenere pieni riconoscimenti della filiazione, le famiglie sono costrette ad avviare procedimenti amministrativi o anche giudiziari. Molti cittadini vivono situazioni transfrontaliere, cioè si spostano all’interno dell’UE per motivi diversi: viaggio, ricongiungimenti familiari o soggiorno. L’applicazione del regolamento consentirebbe l’estensione del riconoscimento della filiazione accertata in uno Stato membro in tutti gli altri Stati UE, rendendo così possibile, in situazioni transfrontaliere, l’esercizio dei diritti per i genitori di agire come rappresentanti legali dei figli minorenni e per i figli, ad esempio, di beneficiare dei diritti di successione”.
Tuttavia ieri, martedì 14 marzo, la proposta non ha superato l’esame della nostra commissione parlamentare alle Politiche europee, che ha espresso voto contrario al certificato europeo di filiazione.
Un “atto necessario” secondo il Senatore Marco Scurria (Fratelli d’Italia), affinché non venga eluso il vigente divieto alla maternità surrogata; mentre, secondo il Senatore Maurizio Gasparri (Forza Italia), l’affossamento compiuto “ribadisce la netta contrarietà a queste pratiche inaccettabili”.
“Sono forse pratiche inaccettabili – scrive Apple Pie – il riconoscimento e la tutela dei diritti fondamentali delle famiglie, dei figli? Il regolamento proposto dalla Commissione UE richiede UNICAMENTE il riconoscimento dei diritti ai bambini di essere figli, fratelli e sorelle.
Dunque, ancora una volta, questo Paese nega il riconoscimento della dignità delle persone della comunità LGBT+. Il cammino lungo la strada dell’uguaglianza si conferma tortuoso e doloroso, ma non ci fermeremo. I nostri figli, i figli di coppie omogenitoriali, devono avere gli stessi diritti di tutti gli altri bambini. Negare diritti di alcuni non migliora la vita di altri ma, anzi, condanna tutta la nostra società alla barbarie, favorendo un livello infimo di civiltà. Noi non siamo persone, cittadini, di serie B! Noi non faremo un solo passo indietro!”