Resta agli arresti domiciliari il quarantacinquenne di Solofra, ritenuto l’ “anello di congiunzione” tra le aziende cuscinetto e la società principale che forniva i capitali immessi nel circuito del riciclaggio solofrano sgominato da un’indagine della Procura della Repubblica di Avellino e delle Fiamme Gialle della Tenenza di Solofra.
I giudici della Decima Sezione del Tribunale del Riesame di Napoli hanno rigettato l’ istanza di Riesame proposta dalla difesa contro la misura cautelare firmata dal Gip del Tribunale di Avellino Giulio Argenio.
Secondo le indagini il quarantacinquenne sarebbe stato il soggetto che corrispondeva un regolare stipendio ai prestanome e aveva il controllo totale delle ditte, insieme ad un altro soggetto a lui legato, originario del serinese. La vera e propria associazione per il riciclaggio, che si basa sostanzialmente aveva meccanismi simili alle frodi carosello. Le societa’ emettono e ricevono documenti per operazioni inesistenti a fronte dei quali eseguono i pagamenti.
Secondo gli inquirenti risultanze investigative emergerebbe gestito in maniera diretta diverse società, formalmente intestate a prestanome ai quali corrispondeva un compenso fisso, affiancato da un altro soggetto a lui legato, originario dell’area del Serinese.
Secondo quanto accertato dagli investigatori, l’intero impianto criminale si sarebbe retto su una struttura simile a quella delle cosiddette frodi carosello: le imprese coinvolte emettevano e ricevevano fatture relative a operazioni fittizie, accompagnate da corrispondenti movimenti di denaro. Tali transazioni, sebbene solo apparenti, erano documentate con regolare contabilità fiscale, allo scopo di simulare la legittimità di rilevanti flussi finanziar