Il sindaco di Avellino Gianluca Festa, nel tagliare il nastro per l’apertura del Villaggio di Natale in piazza Kennedy, ha esordito dicendo che “Il Natale è magia, è famiglia, è riscoprire il senso di appartenenza”. Il primo segmento espressivo evidentemente era rivolto ai bambini. Il secondo e il terzo passaggio espressivo – è famiglia, è riscoprire il senso d’appartenenza – scuote la sensibilità umana, civile e sociale degli adulti, donne e anziani della comunità cittadina. Come destinatari di questo messaggio, pur ritenendo legittime le polemiche attuali concernenti lo spostamento dei pullman della stessa piazza Kennedy, qualche riflessione sul senso di appartenenza credo vada delineata, cogliendo anche il dovere di cittadini e di cristiani interpellati dal clima natalizio di questi giorni. Anzitutto il senso di appartenenza comporta necessariamente una costante disponibilità per ascoltare le persone, le vie, i monumenti, le chiese della nostra città: sono le realtà che ci parlano perché ci appartengono, ci appartengono perché ci parlano. Il vero problema allora è il nostro bisogno interiore di interiorizzare questa “appartenenza” tramite la percezione di un linguaggio apparentemente muto che proprio in quanto tale, va pazientemente decifrato. Da questo sforzo interiore può nascere la tanta auspicata – spesso strumentalmente evocata – partecipazione attiva e responsabile alla vita comunitaria della nostra città. Partecipazione attiva che significa ricercare quotidianamente nelle persone che interagiscono con i micro messaggi positivi e non quelli che non condividiamo perché opacizzati dalle ombre ideologiche o dai facili rancori personali o, peggio ancora, dal virulento convincimento personale che avremmo operato meglio nell’attuare una determinata scelta, a livello pubblico o in quello privato. Quando avverto la necessità di esternare queste modeste riflessioni penso alla «sindrome condominiale» di un mio amico costretto a cambiare abitazione perché la moglie avvertiva un malessere generale nell’incontrare i condomini dello stesoo pianerottolo o in altri luoghi comuni dello stesso condominio. A tal proposito mi ricordo di un pensiero riportato da Dostoevsky nel suo libro Diario di uno scrittore: “Non è rinchiudendo il vicino che ci si convince del proprio buon senso”. Penso che la frase dello scrittore russo si collochi esattamente nel mezzo degli sforzi da compiere per alimentare, coltivare ed evidenziare con saggezza il nostro senso di appartenenza per ricostruire una comunità sconnessa nelle sue fondamenta valoriali. Allora il monito del Sindaco alla fragile e contradditoria città di Avellino va colto nella prospettiva di uno sforzo diffuso per riappropriarci delle cose migliori della nostra città. Nel contempo significa anche promuovere uno sforzo di crescita culturale che consenta a tutti, giovani e adulti, di riscoprire le radici gloriose della città e della provincia di Avellino: quelle storiche, quelle artistiche e letterarie e quelle ecclesiali. Credo che dentro la luminosa cornice esteriore cittadina di questo periodo natalizio vada offerto un percorso di impegno civile e spirituale anche oltre i confini temporali delle prossime festività. Sarà proprio questo percorso comunitario a farci discernere, come cittadini e cristiani adulti, se le parole profferite nelle attuali circostanze festive, hanno la pregnanza di un senso autentico e la profezia di una speranza da coltivare.
di Gerardo Salvatore