Una riflessione sull’eredità di Franco Basaglia. E’ il senso dell’incontro “Ritorno a Basaglia? A cento anni dalla nascita dell’uomo che cambiò il destino dei matti” in programma il 17 aprile, alle 17, al Circolo della stampa. Sarà l’occasione per presentare il volume di Paolo Francesco Peloso, “Basaglia un profilo. Dalla critica dell’istituzione psichiatrica alla critica della società”. Carocci. Ne discuteranno con l’autore Antonio Tomasetti, psichiatra, Francesco Sellitto, presidente dell’Ordine dei medici, e il giornalista Gianni Festa, direttore del Corriere dell’Irpinia.
Il confronto nasce dalla volontà di interrogarsi su ciò che resta della lezione di Basaglia, innovatore nel campo della salute mentale, riformatore della disciplina psichiatrica in Italia, fondatore di Psichiatria Democratica e ispiratore della Legge 180/1978 che introdusse la revisione ordinamentale degli ospedali psichiatrici in Italia promuovendo radicali trasformazioni nel trattamento sul territorio dei pazienti con problemi psichiatrici. L’obiettivo è quello di comprendere le tante contraddizioni che ancora caratterizzano il trattamento dei pazienti psichiatrici.
Paolo Francesco Peloso – primario di Psichiatra presso il Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze della ASL di Genova – riprende oltre 50 scritti pubblicati da Franco Basaglia, tra saggi e monografie, riportando oltre un centinaio di citazioni dirette insieme ad altre dei suoi collaboratori a Gorizia e a Trieste o di altri autori a lui contemporanei, e prende in considerazione oltre 60 scritti, tra saggi e monografie, che hanno Basaglia per protagonista.
Grande attenzione è rivolta al rapporto di Basaglia con John Connolly ed Evariste Marandon de Montyel nell’Ottocento, Jean Paul Sartre, Edmund Husserl, Ludwig Binswanger, Eugène Minkowski, Erwin Straus, Maxwell Jones, Denis Martin, Frantz Fanon, Michel Foucault, Erving Goffman, Russel Barton, Primo Levi nel Novecento. Centrale nell’analisi della psichiatria di Basaglia la consapevolezza della necessità di stabilire un rapporto autentico col malato anche nello spazio dell’ospedale. Tra i suoi grandi meriti quello di restituire dignità alla malattia mentale, non considerando il paziente come un oggetto da aggiustare, ma una persona da accogliere, ascoltare, comprendere, da aiutare, e non da recludere o da nascondere. Il manicomio appariva a Basaglia come la somma espressione di una logica sociale volta all’annientamento dell’altro, poiché diverso/malato e per questo deve essere nascosto, celato, dimenticato. La critica radicale di Basaglia all’istituzione psichiatrica investe allora la società stessa che l’ha generata e la sua lotta anti-istituzionale incontra quella degli operai, degli studenti, delle donne e dei popoli oppressi per un mondo più libero e più giusto.