“Antonio La Penna era un uomo schivo ma dalla grande umanità. Raramente manifestava i suoi sentimenti Con i giovani allievi era severo e premuroso, prima che trovassero la propria strada, poi, smetteva di interferire e voleva che ciascuno camminasse con le sue gambe”. Spiega così il professore Stefano Grazzini, docente all’Università di Salerno, ultimo allievo di La Penna, il magistero dell’illustre latinista irpino a cui è dedicato un convegno in programma al castello ducale di Bisaccia il 16 e 17 settembre “Ritratti d’autore. Strategie di rappresentazione e autorappresentazione nella letteratura greca e latina”, promosso dal Comune di Bisaccia, insieme all’Università degli Studi di Cagliari e all’Università degli Studi di Salerno,. “L’idea – spiega Grazzini – è partita dal Comune di Bisaccia che voleva rendere omaggio al suo figlio illustre. Di qui la scelta di riunire tutti i suoi allievi nel segno del genere del ritratto, da cui emergono vizi e virtù dei personaggi, a partire dalla sua celebre opera “Il ritratto paradossale da Silla a Petronio”. Insieme ai suoi allievi ci saranno, inoltre, studiosi provenienti dalle più prestigiose università italiane e inglesi. E’ importante che questo convegno si tenga in un piccolo centro altirpino, a sottolineare il ruolo cruciale che può giocare la cultura per il rilancio dei territorio. Del resto, è significativo che si voglia investire in un progetto culturale, significa gettare semi per il futuro. Non dobbiamo dimenticare che negli anni in cui La Penna si affermava come studioso l’Irpinia era una piccola fucina di intelligenze, un laboratorio di idee straordinario. Basti pensare a personaggi come Maccanico e Della Terza”.
E’ lo stesso Grazzini a ricordare l’impegno senza sosta di La Penna “La sua eredità resta viva, poichè vivo e attuale è il suo modo di interpretare un’opera letteraria. Ha avuto una carriera fulminea come docente, nel 1956 era già ordinario, conquistando una risonanza internazionale con le sue prime pubblicazioni ‘Orazio e l’ideologia del principato’ e ‘Sallustio e la rivoluzione romana’. Allievo di Pasquali, per venti anni è stato il più illustre rappresentante degli accademici di sinistra. Poi con l’affermarsi della critica strutturalista, La Penna ha ingaggiato una dura battaglia contro quelle teorie che sganciavano l’opera dall’autore e naturalmente ha avuto ragione, poichè oggi si ricomincia a studiare l’opera letteraria come frutto di una dimensione antropologica nel contesto socio-politico. Tantissime le sue pubblicazioni su temi legati a filologia e critica letteraria, testi e contributi che continuano ad essere pubblicati. I suoi scritti su “La favola antica e l’antica sapienza degli schiavi” sono stati raccolti in un volume da me curato insieme a Giovanni Niccoli e abbiamo ultimato da poco la pubblicazione di tre volumi di suoi scritti di filologia e studi classici tra ‘800 e ‘900”.
Spiega come centrale nella sua produzione sia stata la riflessione sulla cultura classica nelle scuole, “La Penna non si interrogava sull’utilità dei classici che per lui era scontata, piuttosto su come far comprendere l’eredità della cultura classica agli studenti. Sono saggi che risultano ancora preziosi. Basti pensare che ci sono commenti a Virgilio e Orazio ancora utilizzati dai professori nelle scuole. Del resto, conosceva bene i problemi delle scuole, era stato lui stesso docente nei licei e aveva collaborato anche con due ministri dell’istruzione, Fiorentino Sullo e Gerardo Bianco”. Tanti i ricordi a lui legati “Sono stato l’ultimo allievo di La Penna, mi sono laureato con lui all’Università di Firenze, non ho mai smesso di sentirlo e vederlo fino a una settimana dalla morte. Quando andai a trovarlo si capiva che non stava bene, era lucido ma aveva piccoli momenti di assenza. Da parte mia cercavo allora argomenti che lo potessero stimolare e così mi venne in mente che anche il suo maestro Pasquali aveva la moglie di Empoli come La Penna. Glielo ricordai, mi guardò con uno sguardo complice e maligno che non gli vedevo da anni e fece una delle sue battute”.
Il convegno
A portare i propri saluti, nel corso della prima giornata, Marcello Arminio, sindaco di Bisaccia, Tiziana Pontillo, direttrice del dipartimento di lettere, lingue e beni culturali all’Università di Cagliari, Carmine Pinto, direttore del dipartimento di studi umanistici all’Università di Salerno. A introdurre i lavori Stefano Grazzini dell’Università di Salerno e Donato De Gianni dell’Università di Cagliari, A relazionare Bruno Currie dell’Università di Oxford, Elisa Romano dell’Università di Pavia. Gianluigi Baldo dell’Università di Padova, Giovanni Zago dell’Università di Firenze Matthew Leigh dell’Università di Oxford, Sandra Citoni Marchetti dell’Università di Firenze, Mario Citroni della Scuola Superiore Normale di Pisa, Gianpiero Rosati dell’Accademia dei Lincei. La due giorni sarà anche l’occasione per presentare una mostra su Antonio La Penna a cura di Paolo Saggese e confrontarsi sulle strategie di promozione del territorio con l’assessore alla cultura Giuseppe Ciani e l’assessore ai lavori pubblici Davide Trivelli, a partire dal patrimonio rappresentato dal Museo Archeologico.
Il 17 settembre proseguirà con gli interventi di Franco Bellandi dell’Università di Pisa, Arnaldo Marcone dell’Università Roma Tre, Salvatore Monda della Sapienza di Roma, Marco Fucecchi dell’Università di Udine, Philip Hardie dell’Università di Cambridge, Marco Onorato dell’Università di Messina, Luca Mondin dell’Università Ca Foscari di Venezia, Giulio Massimillo dell’Università di Napoli Federico II, Franca Ela Consolino dell’Università dell’Aquila. A chiudere la due giorni i saluti del vicesindaco Salvatore Sicuranza cin visita al borgo di Oscata
Dopo gli studi universitari alla Scuola Normale Superiore di Pisa (1941-45), allievo di Giorgio Pasquali, La Penna stato docente di letteratura latina alle Università di Pisa e Firenze. La vocazione storica e l’adesione al marxismo, lo hanno condotto ad approfondire i rapporti fra letterato e società, con una particolare sensibilità per la storia politica. Fondamentali in questo senso gli studi su Sallustio (Sallustio e la rivoluzione romana, 1968), Orazio (Orazio e l’ideologia del principato, 1963; Orazio e la morale mondana europea, 1969) e Virgilio (Virgilio e la crisi del mondo antico, 1967; Il canto, il lavoro, il potere, 1983. La Penna ha dedicato poi (a partire dal 1961) particolare attenzione alla favola greca e latina, in quanto marxianamente interpretata come forma espressiva di materialismo delle classi subalterne.