E’ il tradizionale rito del Venerdì Santo a rivivere il 17 e 18 aprile a Vallata. Una celebrazione che affonda le sue radici nel lontano 1541. A sfilare duecento centurioni, insieme ai “Misteri”, le tele settecentesche e i Cantori della Passio Christi di Metastasio, in una processione che porterà il feretro del Cristo Morto per le vie del paese.
Il rito risalirebbe al 1541, anno della prima attestazione storiografica, secondo la quale la comunità ebraica, stabilitasi in paese e dedita al commercio di bestiame, lungo la rotta verso la vicina Puglia, si convertì al cristianesimo e prese parte a tali rappresentazioni. Le prime fotografie invece risalgono al 1928.
La tradizione vuole che i giovani si vestano da soldato romano in costume da littore o da centurione, come prova di iniziazione attraverso l’esibizione fisica, sfidando i rigori del freddo, indossando una corazza e sfilando tra la folla, che assiste al lento dipanarsi della rappresentazione religiosa, per denunciare la propria esistenza alla comunità. Oltre ai simboli del potere romano (dall’ Aquila latina con due alabardieri alla Grande Guida, da Cesare Imperatore con Lictores a Pilato), sfilano i cosiddetti “Misteri”, oggetti simbolo esibiti dagli incappucciati, e tele settecentesche, di antica fattura, rappresentanti le scene della vita e della morte di Cristo, con frasi del racconto evangelico di San Giovanni. Partecipano alla Processione circa duecento figuranti. Il passo di tutti è cadenzato dal ritmo di un suono caratteristico di tromba e tamburo, che contribuisce a creare un ambiente di commossa riflessione sul grande mistero di dolore di Cristo.
Quest’edizione del Venerdì Santo di Vallata sarà dedicata a Franco Garruto, compianto presidente del Comitato VS, scomparso lo scorso novembre