Torna sulle questioni del Centro, il presidente di “Verde è popolare”, Gianfranco Rotondi. Lo fa nel suo blog su Huffington post: “Ferragosto ha riportato il Centro nell’agenda politica. Del resto le cronache ferragostane sono classicamente dedicate alle notizie non veritiere. E il Centro è la più elegante delle fake news: più se ne parla, meno esiste”.
Il deputato consegna gli argomenti utili alla discussione: “Nella Dc era vietato parlare di centro e centrismo: una sola corrente si definiva centrista, quella di Scalfaro, che non contava niente, e quando prese potere collaborò a liquidare la Dc. La Dc conteneva anche il centro, come del resto la destra, e una parte della sinistra. Era il partito della nazione, si direbbe oggi. E allora perché si parla tanto di centro? Forse principalmente ne parlano i protagonisti politici che affidano la propria sopravvivenza a questo ipotetico spazio elettorale. Tanto vale, dunque, analizzare uno per uno gli aspiranti centristi, dedicando a ciascuno un pensierino, come facevamo a scuola. La maledizione di Renzi è di provare sempre tutte le strade, la sola che gli resta davanti è quella di un piccolo partito corsaro, situato a gambe larghe tra destra e sinistra, tenuto in vita dal via vai dei notabili in fuga dai partiti personali altrui. A Renzi manca il consenso per studiare da Ghino di Tacco. Può fare qualcosa di simile all’Udeur di Mastella, se la sua Firenze gli risponderà come Benevento a Clemente”.
Ancora un’ultima considerazione:”Tajani è il solo a potersene bellamente fregare del dibattito in corso, e sbaglierebbe pure a infilarcisi. Il suo ‘core business’ non è il Centro, ma ciò che rimane di Forza Italia. In perenne lite tra di loro, i partiti democristiani non battono alcun colpo nella gara d’appalto del voto centrista. C’è voluto il tribunale di Roma per ricordare all’Udc che ha lo scudo crociato, e al sottoscritto che ancora dispone della denominazione della Dc, ma Lorenzo Cesa ed io ancora non veniamo soccorsi dal minimo slancio vitale di unire nome e simbolo e dare dignità a ciò che resta del maggiore partito della storia italiana. Sale la tentazione di fare a Giorgia Meloni il supremo dispetto democristiano: darle quel quaranta per cento che completi la sua trasformazione nella perfetta erede del ruolo della Dc”.