Di Virgilio Iandiorio
Ogni anno, 12 agosto la comunità di Trevico (Avellino) festeggia il patrono S. Euplio. Il nome del santo ci fa già capire la sua provenienza di ambito greco. Infatti il giovane Euplio era di Catania, dove all’inizio del IV secolo venne eseguita la sua condanna a morte perché cristiano. In passato ci si è preoccupati di sapere come e quando fossero giunte le sue reliquie da Catania a Trevico. Nel 974 al tempo dell’invasione saracena della Sicilia sostengono alcuni studiosi; no! nel periodo normanno, sostengono altri.
Mi ritorna in mente, pensando al martirio del santo, il film Fahrenheit 451 diretto da François Truffaut, tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore statunitense Ray Bradbury (1920-2012). Il protagonista della vicenda è un poliziotto, Guy Montag, che vive in una società in cui i libri sono illegali e coloro che li possiedono sono considerati sovversivi: il reato viene punito con l’incendio della loro casa e con l’arresto.
Ebbene il reato di S. Euplio fu proprio quello di possedere libri, nel suo caso il Vangelo. Dagli atti del processo, che sono giunti fino a noi, si legge che il consolare Calvisiano, giudice nel processo, più volte domandò a Euplio: “Perché mai tenesti presso di te questi scritti, i quali son proibiti dagl’ Imperatori? Euplio rispose nuovamente:” Perché son Cristiano , e non mi era permesso consegnarli. E miglior cosa morire, che consegnarli”.
In Fahrenheit 451 un’anziana donna sorpresa ad avere dei libri in casa, non li vuole consegnare alla polizia. E l’autore del romanzo, Ray Bradbury, scrive in proposito: “Ci deve essere qualcosa di speciale nei libri, delle cose che non possiamo immaginare, per convincere una donna a restare in una casa che brucia”.
È evidente che anche nel nostro mondo, che ha smarrito la bussola della vita, i libri fanno ancora paura. Tolle, lege (prendi e leggi), le parole che S. Agostino riferisce alla sua conversione grazie alla lettura del Vangelo, suonano attualissime nel nostro tempo in cui sembra superfluo leggere e studiare, per capire quello che siamo e dove siamo diretti.
Abbiamo tanto bisogno di allontanarci dai frastuoni che riempiono il nostro udito, mentre la nostra vista si lascia abbagliare dalle apparenze e non riesce ad andare oltre il visibile, che si para davanti a noi come unica realtà. Il libro è la medicina più salutare.