Il genere della favola diventa strumento di militanza, specchio della lotta delle classi umili per l’emancipazione, della loro superiorità rispetto a una borghesia capace solo di perpetrare le logiche di potere. E’ il senso del confronto, tenutosi allo Sponz diretto da Vinicio Capossela, dedicato alle Favole Esopiche di un Asino Sapiente di Paolo Saggese, edito da Terebinto. A sottolinearlo la poetessa Rossella Tempesta che pone l’accento sulla capacità di Saggese di essere intellettuale autentico, di professare la letteratura, andando al di là dei limiti dell’ego e della superficie. “La favola esopica sembra affondare le radici nella tradizione irpina, ci troviamo di fronte ad animali sapienti che osservano il mondo degli uomini e delle donne del Sud, i riti della vita contadina, segnata da povertà, fatica, modestia, espressione di una rivoluzione che avrebbe potuto essere e non è stata”. E’ Saggese a spiegare come “L’interesse per la favola nasce dall’attenzione alla cultura classica del mio Maestro all’Università di Firenze, Antonio La Penna, che aveva dedicato alla favola esopica e fedriana numerosi studi tanto da immaginare da raccogliere questi saggi in una pubblicazione. Per La Penna la favola non nasce per un pubblico di bambini ma di adulti, scritti dalle classi subalterne per condannare le usurpazioni e le violenze della classe dominante. Non potendo criticare il padrone apertamente, gli schiavi scrivono delle favole in cui immaginano apologhi con animali attraverso i quali condannano la legge del più forte come nella favola del lupo e dell’agnello. Ad emergere una visione rassegnata dall’esistenza, secondo cui non è possibile cambiare il proprio destino di sofferenza e subalternità e a vincere sono sempre l’astuzia della volpe e la forza del leone. Solo se i contadini avessero conosciuto il socialismo scientifico sarebbero stati in grado di portare avanti una rivoluzione. In quest’universo anche la borghesia ha finito con lo svolgere una funzione di controllo, garantendo la conservazione degli equilibri esistenti. Al tempo stesso, è proprio la saggezza contadina a dimostrare la superiorità degli umili nella loro capacità di comprendere il mondo, a partire dalla capacità di accettare il proprio destino con dignità”. Centrale in questo universo il ruolo della scuola “ a cui è affidata la possibilità di riscatto, di diventare cittadini consapevoli. Studiare la cultura dei padroni diventa strumento per rovesciare gli equilibri di potere diventare classe dirigente”. Una rivoluzione, ribadisce Saggese, avvenuta solo in parte “anche a causa di una scuola che per troppo tempo ha trascurato i condizionamenti imposti dall’ambiente di provenienza dell’alunna, a partire dalla mancanza di consapevolezza dei genitori. Un divario che esiste ancora oggi nel rapporto tra Nord e Sud d’Italia”. Quindi Saggese ha voluto ringraziare Vinicio Capossela per l’ospitalità, sottolineando il ruolo centrale del festival che restituisce attenzione alle aree interne.